Domani partirà il trenino di scioperi contro il Disegno di legge “La Buona Scuola” presentato dal governo Renzi, da subito calamita di critiche e proteste.
Si inizierà appunto tra 24 ore nelle città di Milano, Roma, Genova, Catania, Palermo, Bari e Aosta, nelle quali, oltre alla chiusura delle scuole, sfileranno per le strade studenti, insegnanti e Ata, decisi a paralizzare i centri urbani per dar voce alla propria protesta.
Richiederanno la totale cancellazione del Ddl, scansando ogni tentativo del governo di trovare un punto d’incontro per deporre le armi. Sono stati infatti proposti emendamenti alternativi ma, a detta dei Cobas, questi “non muterebbero la distruttività della legge”.
Sono cinque i sindacati ad aver annunciato il blocco delle lezioni: Cobas, Flc-Cgil, Cis e Uil Scuola, Snals e Gilda. Da anni queste organizzazioni non si presentavano in maniera così compatta per un fine comune.
Nella capitale l’inizio del corteo è previsto per le 10 davanti al Ministero dell’Istruzione per poi proseguire dalle 12.30 alle 18.00 in Piazza Montecitorio.
Spostandoci verso Sud, da segnalare a Palermo il movimento di protesta che si riunirà alle ore nove in Piazza Marina per toccare poi corso Vittorio, via Roma, via Cavour e il teatro Massimo dove avverranno alcuni comizi.
Sarà invece Milano ad accogliere migliaia di manifestanti provenienti da tutto il centro Nord. Nel capoluogo lombardo, a far da starter sarà Piazza della Repubblica per poi far confluire il serpentone di gente verso corso Sempione e quindi l’Arco della Pace.
Contro la “Buona Scuola” vi saranno anche 53 piazze italiane, non toccate dai sindacati, dove avranno luogo flash mob pacifici accompagnati da palloncini colorati.
Altri scioperi sono previsti per le giornate del 6 e 12 Maggio. Il portavoce dei Cobas, Piero Bernocchi tiene a precisare: “Nessun cedimento a Renzi. Lo sciopero plebiscitario chiederà il ritiro del Ddl e l’eliminazione dei quiz Invalsi che umiliano il ruolo dei docenti. Chiederemo inoltre un decreto per l’assunzione stabile dei precari che da anni aspettano un contratto di lavoro dignitoso”.