Il primo agente immobiliare scende le scale, apre il portone e si volta verso di noi. “C’è una cosa che devo dirvi. Tutto il quartiere è edificato su terreno da riporto. I palazzi hanno dei problemi, all’interno degli appartamenti possono esserci dislivelli di quattro, cinque centimetri. La manutenzione degli stabili può rappresentare un costo aggiuntivo di cui bisogna tenere conto”. Ammetto con me stesso di essere sorpreso per la buona coscienza professionale dell’agente immobiliare, il quale scoperchia un sorriso e prosegue: “Ma la buona notizia è che mi sono fatto mandare una relazione risalente al 1977 in cui c’è scritto che la stabilità degli edifici non è a rischio. Insomma, se decidete di acquistare l’immobile, non c’è pericolo che vi crolli in testa”. Scoperchia un sorriso ancora più grosso del precedente.
Il secondo agente immobiliare ci mostra le quattro palazzine che compongono il condominio, ci mette al corrente che il costruttore ha dato a ciascuna palazzina il nome di uno dei quattro figli. La nostra è la palazzina Ignazio. Saliamo al terzo piano, alla porta ci apre un ragazzo in mutande e canottiera, è quasi l’una e ha la faccia di uno che si è appena alzato dal letto. “Prego, venite”, ci fa. Ci viene incontro una donna in vestaglia. “Scusate per il casino”, ci dice. L’appartamento è spoglio, a eccezione di un tavolo e di un divano che galleggiano nel vuoto del soggiorno. Intorno al tavolo sono seduti una mezza dozzina di ragazzini che si scagliano il cibo l’uno contro l’altro. Sul divano c’è un neonato che ride. L’agente immobiliare ci spiega la sua idea di come modificare la pianta dell’appartamento. La donna in vestaglia distribuisce panini e bibite ai ragazzini urlanti. Ci chiede se vogliamo favorire. Ho l’impressione che sia una festa di compleanno. Diamo un’occhiata veloce, salutiamo e ce ne andiamo. Mentre usciamo da Ignazio l’agente immobiliare sottolinea che si tratta di una proprietà deliziosa.