Magazine Cinema
Genere: Commedia Se ti piace guarda anche: Gianni e le donne, Pranzo di ferragosto TRAMA Gianni conta ormai i giorni che lo separano dalla pensione, ma l'ultima riforma legislativa lo costringe a posticipare di alcuni anni l'agognato ritiro e a trasferirlo in un ufficio periferico in cui deve imparare nuove mansioni... COMMENTO A sei anni dall'effervescente esordio con Pranzo di Ferragosto che lo catapultò nel cinema che conta, Gianni di Gregorio continua la sua carriera cinematografica con il terzo titolo da regista, sceneggiatore e protagonista e lo fa con la sua consueta simpatia, eleganza e sarcasmo. Il suo alter ego ripropone tratti già visti nei suoi due film precedenti: un signore in età pensionabile garbato, vessato dalle donne e in generale da coloro che lo circondano. In questo terzo film avviene la presa di coscienza attraverso l'analisi di un parente (Marco Messeri) che lo mette in guardia: "devi iniziare a dire di no, non puoi accontentare tutti! Devi sfogarti, arrabbiarti!" L'uomo mette in pratica il consiglio e comincerà a raccogliere i propri frutti. Ma il film non parla solo di una presa di coscienza: Di Gregorio come al solito riesce a compiere una critica sociale precisa, questa volta prendendo di mira il burocratico mondo delle riforme e del lavoro pubblico, nonché della viabilità romana. Resta impossibile non lasciarsi conquistare da questo simpatico personaggio e dai toni generali del film, una commedia che non fa mai ridere ma sempre sorridere e uscire di sala col buonumore. Tuttavia occorre ammettere che la pellicola ha il fiato corto e presenta un finale decisamente affrettato e banale. Problemi di sceneggiatura, dunque, già avvertiti nel precedente e gradevolissimo Gianni e le donne, che però sfoggiava un finale convincente. Ne risentono trama e personaggi e dispiace vedere alcuni bravi interpreti divenire semplici macchiette, come Valentina Lodovini e Anna Bonaiuto. Efficace invece il personaggio del collega, che ha fatto vincere il premio per miglior attore a Marco Marzocca. Questo limite di sceneggiatura appare in realtà una questione presente, in misure diverse, in tutti i film di Di Gregorio, che poggiano su due elementi portanti: una buona idea di partenza e la sua faccia, maschera vivente. Ma non basta: al terzo film il limite diventa tangibile e ci auguriamo che il prossimo progetto si presenti più definito. Perché in Italia c'è bisogno delle commedie garbate di Gianni Di Gregorio. VOTO: 6,5
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