Magazine Arte

Buoni maestri. 6. L’Università non è un posto dove si fa ricerca

Creato il 14 febbraio 2016 da Micheledanieli

leonardo c da vinci

Partecipo al concorso n° 481 della mia folgorante carriera.
Ho davanti tre signori che mi ascoltano annoiati, con il verbale precompilato già in tasca da mesi.

Lei chi è… cosa fa… di cosa si occupa… molto interessante… adesso si tolga dal cazzo che tanto non ce ne frega nulla…
Poi mi scappa detto: “dopo tanta esperienza nel mercato, vorrei tornare a tempo pieno a fare ricerca”.
Il presidente di commissione di sveglia di botto, e fa: “Ah, no. L’Università non è un posto dove si fa ricerca”. E giù a lamentarsi di didattica, obblighi amministrativi e fesserie varie.
Tutto orgoglioso della sua trovata. E gli altri due dietro, contentissimi.
Poi ha vinto chi si sapeva, che è anche un mio amico, per cui gli auguro ogni bene.

Ma questa frase meravigliosa, pronunciata nell’ambito di un concorso per un posto di ricercatore, non deve andare perduta. Risentiamola:

l’Università non è un posto dove si fa ricerca

Che è come dire: “noi rubiamo lo stipendio”, o “non facciamo quello per cui veniamo pagati”.
E lo dicono con giusto orgoglio, perché l’Università si è battuta per arrivare a questo risultato.
Non sto scherzando. Se riesci a ridurre il campo da gioco a un acquitrino pieno di buche, nessuno potrà rimproverarti mancanza di tecnica.
Se riesci a bandire la ricerca dall’Università, nessuno potrà accorgersi che della tua materia non capisci un accidente.

E’ sempre stato così. Ma che adesso si dica così apertamente, ridendo in faccia a chi non appartiene alla banda, significa che il percorso è finalmente completato.
Certo, è un clima da basso impero, dove si arraffa quello che si può prima che crolli tutto.

Mi si dirà: non ti piace il sistema? Stai a casa tua (cfr. qui).
Eh, magari… potersi permettere la dignità.



Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Magazines