Magazine Cinema
Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in italiano.
Tahilandia, una ragazza estremamente sulle sue viene sedotta da un ricco ragazzotto locale, lei non sa che lui lo fa solo per una sfida fra i ricchi ragazzotti locali. Quando però lei rimane in cinta, lui, pieno di rimorso la convince ad abortire… ripeto, è pieno di rimorso ed in quel momento, probabilmente, comincia ad innamorarsi di lei, ma il di lui padre lo manda a studiare in Inghilterra. Lei si rinchiude nel suo appartamento dove muore a causa dell’aborto… se fosse tutto qui non sarebbe niente di che. Quando la proprietaria del condominio si accorge che la ragazza è morta e chiama la polizia, beh, la ragazza fa capire a tutti che non ha intenzione d’andarsene. Esatto! È un fantasma! Uno di quei fantasmi orientali fatti tutti di trucco in faccia e camminata strana (a meno che quella non sia una corsetta normale in Thailandia… non so, non conosco il background). Dopo il melodramma dell’inizio parte la seconda porzione di film, la parte horror/comica. Le varie apparizioni del fantasma, il rapporto con i vari inquilini, i reiterati tentativi di liberarsene (ci provano con monaci locali, con un prete cattolico che cita apertamente L’esorcista e pure con un monaco cambogiano) e le reazioni della proprietaria sono gli elementi di questo secondo tempo. Poi il ragazzo torna dall’Inghilterra. Va nell’appartamento della ragazza, che non sa essere morta, e le chiede scusa e decide di stare li da lei. Però la vita di coppia non è idilliaca, i due non si capiscono del tutto e lui va a farsi la ragazza del chiosco vicino. Il fantasma non ne sarà affatto contento e concluderà la vicenda deragliando verso Audition. Poi colpo di scena, prevedibile, ma comunque buono.
Applausi ai thailandesi, il film è dignitosamente realizzato, non troppo stupido e non è mai noioso. Per carità in se niente di male, ma è fantastico come l’horror e lo splatter vengano immersi in una storia prima d’amore, quindi comica, quindi melodrammatica! Non è un film fondamentale, ma mostra la versatilità di un genere che da noi è tenuto solo di nicchia.
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