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Buried – Sepolto

Creato il 14 aprile 2015 da Fabio Buccolini

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Che cosa dovrebbe avere di straordinario un film girato: con un solo attore, al buio e in neanche 2 metri quadri?
La risposta è: TUTTO.
Cioè, sul serio devo scrivere il motivo che rende incredibile questo film? Dura 90 minuti circa, e lo spettatore non stacca mai un attimo gli occhi dallo schermo, nemmeno per un secondo; è un film che per 90 minuti tiene incollato lo spettatore nonostante sia girato: con un solo attore, al buio e in neanche 2 metri quadri. STOP

E’ stato realizzato da Rodrigo Cortez nel 2010, ed è diventato subito un cult, dopo una sola settimana dalla sua uscita, e ci credo, è l’unico esempio del genere nella storia del cinema.
Parla di un camionista statunitense, Paul Conroy (Ryan Reynolds), volontario in Iraq, dove è in corso la guerra, che si risveglia sepolto vivo in una bara, sottoterra, con pochi oggetti addosso, tra cui un cellulare; è stato preso in ostaggio dai ribelli iracheni, per chiedere un riscatto.
Se non lo avete visto ragazzi, non sto scherzando, per tutto il film si vede soltanto lui nella bara (e un piccolo flashback di sua moglie), e ciò nonostante è un film che regala una tensione altissima e tangibile.
E’ palese la fonte di ispirazione della pellicola: il racconto breve di Edgar Allan Poe, “La sepoltura prematura”(un consiglio: leggetelo).
Ma pensate soprattutto anche a questo fatto singolare: 60-70 anni fa si verificavano qualche volta casi di persone sepolte vive dai propri cari, poiché non c’era ancora la concezione di far raffreddare il corpo per appurare l’effettivo stato di morte dell’individuo, così una persona poteva essere creduta morta dai familiari, e sepolta dopo poco, ma effettivamente così non era; non avete mai sentito i racconti dei vostri nonni o bisnonni di quando un giorno hanno sentito strani rumori provenire da sotto terra al cimitero?
All’epoca credevano fossero gli spiriti, poi con lo sviluppo del progresso e l’incremento delle informazioni scientifiche è stata trovata la causa, è per questo che da allora bisogna aspettare un paio di giorni prima di seppellire qualcuno, facendo così raffreddare il corpo e accertandone la morte.
Pensate un po’ la sensazione che si prova nel ritrovarsi sepolti vivi: panico più totale, terrore puro.
Questo film rende appieno il concetto, e i dialoghi presenti si svolgono unicamente tramite cellulare: dialoghi con i sequestratori, con la moglie, con la cognata, con l’ambasciata, con il Dipartimento di Stato.
I rapitori vogliono un riscatto, è solo questione di tempo, cominci a sudare anche tu guardando il film, quando cerca di chiamare col cellulare, che è tutto il lingua araba, e deve tradurre le scritte per capirci qualcosa, o quando parla con la cognata, che non capisce la situazione e prima che lui si spieghi, riattacca (la immagini soltanto, si sente solo la voce, ma la vorresti uccidere lo stesso); poi a un certo punto quando parla con un uomo, Dan Brenner, del Dipartimento di Stato, specializzato nell’affrontare situazioni simili, che non gli fa mistero della situazione: il Governo degli Stati Uniti non tratta con i terroristi, ma faranno di tutto per salvarlo.
C’è una cosa positiva: se il cellulare riesce a chiamare, vuol dire che non è sepolto a più di un metro sotto terra.

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Poi scene di estrema tensione: il filmato che i rapitori gli inviano di una sua collega sequestrata da loro e giustiziata, lui che si filma mentre si taglia un dito, per ordine dei rapitori, come messaggio intento a mostrare che fanno sul serio; intanto comincia a entrare sabbia nella bara, è una corsa contro il tempo.
In un discorso che Paul fa al telefono con Dan Brenner ci viene mostrata anche l’altra faccia della medaglia: il punto di vista dei sequestratori iracheni.
Sono tutte persone con una famiglia, in un paese il balia degli invasori, l’esercito americano, e sono disposti a fare qualsiasi cosa per salvare i propri cari dalla guerra e dalla miseria, anche a seppellire vivo un uomo per chiedere un riscatto (5 milioni di dollari).
Voi non sareste disposti a fare questo e altro se servisse a salvare quelli che amate?
C’è anche questo di bello nella pellicola, anche i terroristi ci vengono presentati come esseri umani, tutto è relativo, ogni azione è scaturita da una causa.
E’ tangibile il panico del nostro protagonista, e per rassicurarlo, Brenner gli parla di un caso simile al suo, un uomo che sono riusciti a portare in salvo, un medico: Mark White.
Ma il tempo passa, siamo vicini alla fine del film, la sabbia continua a entrare, così Brenner continua a parlargli, per calmarlo, ma poi ci rinuncia, e alla richiesta di Paul di essere sincero gli risponde che non c’è nulla da fare, non sanno dove sia.
A quel punto è rassegnato, in fin di vita, e tenta di suicidarsi; perde un attimo conoscenza, e sogna di essere liberato; poi il sogno è interrotto da una telefonata di Brenner, che è euforico, dice di aver catturato un terrorista che ha rivelato dove è stato seppellito l’americano.
La sabbia ha praticamente riempito la bara, e quando la speranza cominciava a morire ecco che lo spettatore viene rianimato, e riaffiora un’ultima scintilla vitale: “Paul resisti stiamo scavando, ti tiriamo fuori”…ma è tutto inutile, c’è un attimo di silenzio, poi Brenner esclama rassegnato: “Oh no…è Mark White, ci ha portati da Mark White…mi dispiace Paul, mi dispiace tanto”.
La sabbia riempie la bara.
Poi il buio.

EDOARDO ROMANELLA



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