
Dopo aver constato l’assenza di consenso tra maggioranza e opposizione su “alcuni punti cruciali”, il presidente Blaise Compaoré ha decretato la fine del dialogo nazionale, ufficialmente lanciato la scorsa settimana, e annunciato “altre formule di scambio e trattative da avviare”.
Una decisione inattesa riferita oggi dalla stampa nazionale, tra cui il sito d’informazione ‘Le Faso.net’, e già denunciata dall’opposizione.
Questa si dice “delusa” e accusa il capo di stato di “voler andare al referendum popolare sulla base di un pretesto qualsiasi”.
Ieri il quarto round del dialogo politico inclusivo – voluto ed organizzato dallo stesso Compaoré – è durato soltanto un’ora.
Quanto è bastato al capo della delegazione governativa Assimi Kouanda e al massimo rappresentante dell’opposizione Zéphirin Diabré per informare il presidente della Repubblica di “posizioni divergenti per trattare i punti non consensuali all’ordine del giorno”.
Per l’opposizione “nemmeno i principi fondamentali di un dialogo inclusivo sono stati rispettati”.
Di fatto l’iniziativa si è conclusa in una fase ancora preliminare, senza che i partecipanti siano riusciti a confrontarsi sul nodo della crisi politico-istituzionale.
E cioé la contestata creazione di un Senato, la modifica dell’articolo 37 della Costituzione e un referendum popolare per cambiare la legge fondamentale.
Sulla carta il dialogo politico avrebbe dovuto svuotare il contenzioso aperto da mesi sulla possibile modifica dell’articolo 37, che consentirebbe al presidente, al potere da 27 anni, di candidarsi nel 2015.
La posta in gioco è cruciale per il futuro del Burkina Faso, già teatro di proteste e tensioni che potrebbero destabilizzare la società.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
