E' una decisione che è stata presa da Salif Diallo, attuale presidente dell'Assemblea Nazionale del Burkina Faso.
Le motivazioni scaturiscono dalla presa d'atto delle difficili condizioni di vita giornaliere dei burkinabé.
Ci si riferisce ovviamente alla maggior parte della popolazione civile tanto nelle aree urbane quanto nei villaggi rurali.
Nel presentare la proposta ai politici ,Salif Diallo ha ricordato gli eventi per niente indolori dell'insurrezione del 30 e 31 ottobre 2014.
Poi, ancora, ha sottolineato i difficilissimi giorni del putsch del 16 settembre 2015 e, sopratutto, tenendo presente i tragici accadimenti di questi ultimi giorni,ha ricordato la minaccia jihadista che incombe sul Paese e dalla quale occorre difendersi.
E la difesa c'è, se c'è solidarietà e non contrapposizione tra la gente.Quando cioè c'è un'equa ripartizione dei profitti e delle perdite e la bilancia non pende solo dalla parte delle lobbie politiche del momento.
Dare risposte alla domanda di bisogni primari,come alimentazione, salute e istruzione, riducendo le disuguaglianze, è un buon passo in avanti perché il popolo possa fare causa comune con i governanti e dare il proprio contributo per promuovere stabilità nel Paese e favorirne pacificamente lo sviluppo.
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)