Burnout

Creato il 19 maggio 2015 da Luz1971
Sia chiaro: non sono il tipo di insegnante fotografata in queste immagini, è un cliché che non mi appartiene. Insegno Lettere nelle scuole medie ormai da un quindicennio, di ruolo dal 2008, e sono il tipo da jeans e giacca sportiva, borsa pachidermica al fianco, scartoffie in disordine fra le braccia. Sono nella categoria "nuove leve", sto poco in cattedra, sono una "passista" in classe, mi capita anche di sedermi fra i ragazzi.
Mi piace utilizzare le cose in modo creativo, e mi hanno detto che le mie lezioni di Storia paiono monologhi teatrali (!) Nonostante mi possa annoverare fra gli insegnanti "cool", un termine che prendo a prestito dall'inglese e dai miei giovanotti di terza, anch'io secondo le stime sarei a rischio "burnout". Il bornout è termine che si utilizza per tutti quei lavoratori che hanno condizioni di stress elevato, derivante soprattutto dalla condizione di relazione interpersonale accentuata. Si tratta di Assistenti Sociali, Educatori professionali (specie quelli che agiscono in situazioni "limite": tossicodipendenze, devianze, ecc.), addetti a front-office per molte ore al giorno, perfino selettori del personale e "motivatori" dei quadri dirigenti d'azienda.
Devo dire che di docenti, cioè di colleghi, in vero e proprio bornout non ne ho mai conosciuti, mi sono, però, imbattuta in colleghi/colleghe che hanno maturato vere e proprie patologie psichiche e colleghi che sono entrati in sofferenza psichica a causa dello stress da relazione. Gestire una o più classi con 20/25 ed anche 30 bambini, ragazzi, pre-adolescenti o adolescenti/giovani che non hanno tutti la medesima motivazione alla frequenza scolastica e non posseggono il medesimo supporto dalla famiglia, non è per niente facile. Ogni gruppo classe è diverso dall'altro, perché diversi sono i ragazzi inseriti ed eterogeneo il gruppo che si determina. Se in una classe può funzionare fare "l'amicona" o la "bonaria" per "coinvolgere" gli studenti alla lezione, in un'altra potrà servire apparire più severi o più "seriosi"... il tutto senza creare delle reali disparità di trattamento didattico-valutativo tra le classi e, quindi, tra gli studenti. Si chiede all'insegnante, in altre parole, di saper mutare rapidamente e credibilmente "modalità di approccio relazionale" a seconda del gruppo che incontra. Il rischio "schizofrenia" (non parlo della patologia, naturalmente), è evidente ed è stancante. Per questo "fare teatro", ad esempio, può essere di grande utilità per il docente. Insegnare e relazionarsi non significa "recitare uno o più ruoli", per carità! Ma imparare a gestire "diverse interpretazioni o perfomances" a seconda dei diversi "uditori" è cosa molto opportuna.Cerco di centellinare le mie energie, ne sto diventanto sempre più consapevole. E' importante tenersi sotto controllo, saper gestire dinamiche e relazioni in modo intelligente, mediare, essere diplomatici e perfino "strategici". Questo è un mestiere che si impara sul campo, è innegabile.

Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :