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Burocrazia consolare comparata

Creato il 13 aprile 2014 da Kata
Perché Anna abbia un passaporto e noi possiamo viaggiare in aereo abbiamo dovuto fare i conti con le procedure burocratiche consolari sia del mio paese che dell'Italia, oltre che con la burocrazia svedese, ovviamente. Abbiamo richiesto per lei sia il passaporto ungherese che quello italiano. In entrambi i casi prima c'è da trascrivere l'atto di nascita e solo dopo si può richiedere il passaporto. La documentazione richiesta dalle due ambasciate è però un po' diversa. Per esempio, entrambe richiedono un personbevis ("certificato di persona") della bambina timbrato dallo Skatteverket, contenente i dati personali, ma mentre l'Ambasciata Italiana lo vuole con un'apostille in inglese, per l'Ambasciata Ungherese ciò non è necessario.
Qui in Svezia le apostille e le varie autenticazioni vengono fatte dal c.d. notarius publicus, cioè notaio pubblico (gli svedesi usano proprio il termine latino...), che però non corrisponde alla figura del notaio dei paesi dell'Europa continentale. In pratica è un semplice avvocato che viene incaricato dallo stato a svolgere questa funzione. Non si occupa di successioni, contratti o compravvendite, soltanto di certificazioni. Infatti, in tutta la regione ce n'è uno solo, che nel nostro caso purtroppo non è una persona particolarmente vispa, in quanto si rifiuta di fare qualsiasi cosa che non abbia mai fatto prima. Ed entrambe le ambasciate hanno chiesto qualcosa di cui il nostro notaio (cioè la nostra, perché è una donna) non sapeva niente.
Nel caso della procedura ungherese ci serviva l'autenticazione delle nostre firme, dato che volevamo mandare via tutto per posta per evitare di fare un viaggio a Stoccolma con una bambina di un mese. Il notaio diceva che lei autenticava le firme soltanto sullla domanda di trascrizione dell'atto di nascita, mentre l'ambasciata insisteva che avevano bisogno della certificazione delle firme a parte, su un foglio bianco. Dopo qualche viaggio a vuoto al notaio (che riceve soltanto due volte alla settimana), ho chiesto all'ambasciata di mandarmi un esempio di firme autenticate su foglio separato da far vedere al nostro notaio. Per fortuna sono stati gentili e me ne hanno scannerizzato uno, fatto da un notaio di Stoccolma, così la nostra finalmente si è convinta che si può fare.
Nella procedura italiana è stata l'autenticazione della foto di Anna un calvario (ancora non so come funziona nella procedura ungherese, perché lì non siamo ancora arrivati a questo punto). E' una storia veramente assurda. Se si vuole presentare la domanda per il rilascio del passaporto per posta, qualcuno deve certificare che la foto allegata alla domanda ritrae davvero la bambina. Lo può fare qualsiasi pubblico ufficiale, tra cui il medico, per esempio. Il problema è che in Svezia avere un appuntamento con il medico non è affatto facile. Per non fare la storia troppo lunga, alla fine abbiamo deciso di andare a Stoccolma invece di continuare a cercare un'anima pietosa che ci autenticasse la foto di Anna. Sia il notaio che lo Skatteverket si sono rifiutati di farlo, con una motivazione davvero buffa (per non dire altro) che rivela la mancata flessibilità di molti burocrati. Il punto è che nessuno voleva prendersi la responsabilità di certificare che la foto ritraeva Anna, in quanto non la conoscevano. Pur portando lei con noi, per poterla confrontare con la foto, loro dicevano "ma come faccio io a sapere che lei è Anna"? Io capisco che uno potrebbe cambiare il bambino così, ma non vedo la soluzione al problema. Siccome Anna non ha ancora un documento con foto, nessuno può sapere con certezza che lei è davvero nostra figlia. L'unico modo veramente sicuro sarebbe fare un test di dna lì per lì, ma capite che è assurdo. Come fanno per i bimbi svedesi quando richiedono il passaporto svedese io non lo so. Qualcuno a un certo punto si deve fidare di noi e crederci che quella è nostra figlia e non l'abbiamo sostituita con un'altra bambina. Insomma, alla fine abbiamo deciso di andare al consolato a Stoccolma invece di continuare a cercare un burocrate sensato o aspettare un appuntamento col medico (il prossimo regolare ce l'avrà all'età di sei mesi). Portando la bambina con noi è stato il consolato a fare il confronto tra lei e la foto. Sulla fiducia, ovviamente.
E la cosa più importante: Anna ha il passaporto italiano! Così finalmente siamo liberi di viaggiare. Al consolato italiano abbiamo trovato una persona disponibile e gentile che ci ha fatto il passaporto subito. Non sapevo neanche che l'ambasciata lo potesse fare. Pensavo che lo facessero solo in Italia. Insomma, per fortuna ne è valsa la pena di andare fino a Stoccolma!

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