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Dopo 21 anni, due giorni fa (12 dicembre) è stata ammainata la bandiera delle missioni dell’Onu in Burundi. Un addio giunto a pochi mesi da elezioni legislative e presidenziali, nonostante gli appelli alle Nazioni Unite rivolti da esponenti dell’opposizione e attivisti della società civile.
L’Ufficio dell’Onu in Burundi (Bnub) era subentrato nel 2011 a una precedente missione. Contava 150 funzionari, incaricati di favorire il confronto politico e democratico.
“Le sfide restano numerose e tutti in Burundi devono impegnarsi per contribuire al consolidamento della democrazia e dello stato di diritto” ha sottolineato durante la cerimonia di oggi Jeffrey Feltman, vice-segretario generale delle Nazioni Unite.
Di “una giornata storica” e “della fine di un periodo nel quale il Burundi era considerato un paese post-conflitto” ha detto invece Laurent Kavakure, ministro di Bujumbura per le Relazioni esterne.
La prima missione dell’Onu, con compiti di peacekeeping, era stata dispiegata dopo l’assassinio del presidente Melchior Ndadaye e l’inizio del conflitto civile combattuto tra il 1993 e il 2006.
La partenza dei funzionari delle Nazioni Unite giunge in un momento delicato per il Burundi.
L’opposizione è decisa a contestare un’eventuale nuova candidatura del presidente Pierre Nkurunziza alle elezioni, in programma a giugno.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)