
Per salvare dalla deforestazione il Burundi è stata realizzata una tesi di laurea con lo scopo di esaminare la sostenibilità economica (relativamente alle risorse dello stesso Paese africano) per passare al riscaldamento di acqua con pompe di calore, bollitori elettrici e integrazione con il solare termico.
La soluzione trovata ha l’obiettivo di creare sinergie tra la disponibilità, nelle ore di debole carico elettrico, della potenza inutilizzata delle centrali idroelettriche ad acqua fluente presenti in Burundi, affiancandola a stufette migliorate, integrate con stufe solari scaldavivande per la sostituzione delle stufe rudimentali a basso rendimento e alta emissione di inquinanti.
Il progetto è stato presentato nel padiglione della società civile, Cascina Triulza, a Expo 2015.
L’iniziativa partirà concretamente dalla missione di Mutoyi, Comune di Bugendana, provincia di Gitega, cominciando con il locale ospedale (300 posti letto) e il centro cottura (cento pasti al giorno). Nel dettaglio, verrà realizzata una pompa di calore costituita da due serbatoi da 600 litri ciascuno, collegati a dodici pannelli solari e alla rete delle centrali idroelettriche per avere acqua calda di giorno e di notte, per bollire i cibi e per gli altri usi dell’ospedale.
Sfruttando l’energia elettrica notturna delle centrali idroelettriche e i pannelli solari di giorno, diffondendo al contempo le piccole ed economicissime stufette a energia solare come scaldavivande per le famiglie, è stato calcolato un abbattimento del consumo di legna del 50%.
Le stufette possono essere costruite riciclando vecchi oblò di lavatrici, superfici riflettenti come lamiere e pentole.
Un esempio pratico del loro funzionamento semplice ma efficace è stato fatto nei giorni scorsi, all’ora di pranzo, nell’area pic nic della Cascina Triulza. La stufetta è una scatola con al centro una pentola: il materiale riflettente e l’oblò trasparente convergono i raggi del sole al centro della scatola, generando in circa un’ora temperature che raggiungo anche più di 60 gradi: sufficienti per scaldare razioni di cereali, verdure e legumi senza dover accendere di nuovo la stufa. Con un po’ di pazienza, il riso o i fagioli possono essere cotti direttamente nelle stufette solari.
Per quanto concerne i pannelli solari e le pompe di calore collegate alle centrali elettriche, il discorso è più complesso ma grazie al risparmio di legna e di denaro per acquistarla, il progetto risulta essere non solo economicamente sostenibile ma addirittura vantaggioso.
(fonte: http://www.corriere.it)
