I 6 campanelli d'allarme di una crisi aziendale
I fattori critici preliminari che avevamo individuato relativamente al come riconoscere una crisi aziendale erano:
1) Difficoltà a mantenere un flusso regolare nei pagamenti dei fornitori e delle altre voci di spesa;
2) Un costante peggioramento del risultato economico;
3) Il ricorso alle riserve patrimoniali;
4) La necessità di integrazione dell’equity;
5) Un irrigidimento dell’intero meccanismo finanziario aziendale;
6) Difficoltà ad ottenere finanziamenti da parte delle Banche.
Secondo Antonio Ferrandina, autore del libro “Il Business Plan” – Guida strategico operativa" - Ipsoa, un’azienda per svolgere in modo proficuo la propria attività, deve mostrare attitudine ad una economicità adeguata e duratura; un simile comportamento è possibile quando l’azienda è in grado di sviluppare un processo gestionale capace di produrre ricavi di vendita tali da remunerare tutti i fattori produttivi in gioco e di assicurare un congruo compenso al soggetto economico. I risultati economici non devono essere un caso isolato ma devono intraprendere un percorso di sviluppo costante, continuo e preferibilmente stabile.
Definizione di un'azienda in crsi
Ricorda: un’azienda attualmente in equilibrio economico può essere ritenuta in una fase di potenziale crisi aziendale se sulla base di quanto analizzato in precedenza e nel precedente articolo, evidenzia una presumibile perdita futura di capacità reddituale; invece non si considerano in crisi quelle aziende che allo stato attuale non sono in condizione di equilibrio finanziario, ma che in ogni caso hanno una prospettiva pressoché certa di diventarlo entro tempi accettabili attraverso un pianificato processo di miglioramento continuo.
In altre parole si parla di crisi aziendale, più o meno grave, soltanto qualora si accertato il difetto di economicità.
Non solo problematiche finanziarie, ma anche economiche
Secondo Ferrandina, raramente lo stato di crisi ha matrice esclusivamente finanziaria; sarebbe infatti troppo semplicistica una simile ipotesi: basterebbe infatti ripristinare l’equilibrio finanziario per eliminare lo stato di dissesto tra fonti ed impieghi.
In genere, nella maggior parte delle crisi aziendali, lo squilibrio finanziario rappresenta l’ultimo stadio della crisi, che è figlia di altre criticità che rientrano nella dimensione economica ed organizzativa.
Ricorda: uno stato di crisi secondo le definizioni date nelle precedenti righe di questo articolo, non compare all’improvviso, ma si manifesta secondo diversi stadi ben definiti.
Quattro stadi di crisi aziendale
In particolare Antonio Ferrandina riconosce 4 diversi stadi:
1) Incubazione
2) Maturazione
3) Ripercussioni sui flussi finanziari
4) Squilibrio globale.
In genere il primo stadio si manifesta con gravi inefficienze e squilibri di alcuni kpi come ad esempio quello del margine di contribuzione (gestione caratteristica), quello del circolante.
Questa situazione è tipica delle aziende che hanno scarsa liquidità, parecchi debiti e un elevato livello di magazzino.
Le caratteristiche di un’azienda in questo primo stadio sono:
- Risultati in pareggio
- Squilibrio finanziario lievissimo
- Mantenimento del patrimonio.
Il secondo stadio di maturazione e di declino evidenzia un percorso tortuoso che porta inevitabilmente alle prime perdite economiche e a un decremento dell’equity.
In questa fase, tuttavia nonostante un evidente perdita reddituale, la crisi finanziaria è ancora piuttosto gestibile, anche se si iniziano ad evidenziare situazioni in cui di crescenti debiti a mlt e a breve termine.
Il terzo stadio è invece quello vero e proprio di crisi ed è correlato a vere e proprie disfunzioni aziendali con conseguente difficoltà a pagare alcune categorie di fornitori, ritenuti non core dall’azienda. Inoltre ci potrebbero essere inadempienze dal punto di vista dei contributi sociali e tributi.
L’azienda entra pertanto in una fase di forte crisi e instabilità con tensioni nei rapporti con i fornitori, difficoltà a svolgere adeguatamente la propria attività, perdita di fiducia da parte dei mercati.
Il risultato più tangibile è la perdita evidente di profittabilità, che si ripercuote sui flussi di cassa. La situazione si fa molto critica tuttavia la crisi può essere ancora controllabile attraverso un pronto intervento finalizzato alla definizione di un piano di ristrutturazione efficace per tornare nel breve termine ad una situazione “di normalità”.
Infine arriviamo all’ultimo stadio, che è quello della crisi globale e di uno stato di insolvenza drammatico. Le perdite continuano ad aumentare e l’azienda fa sempre più fatica a coprire i propri debiti. La struttura entra in uno stato di caos organizzativo e criticità elevata. Qui occorre un radicale intervento risolutivo che può essere possibile attraverso azioni di ricapitalizzazione e cambiamento drastico del management.
Per ulteriori approfondimenti sul tema del business plan e della crisi aziendale, suggeriamo la lettura del libro di Antonio Ferrandina, “Il Business Plan” – Guida strategico operativa" - Ipsoa.