Dell’agonismo sperato non c’era traccia. In due ore di dibattito i due non si sono neppure sfiorati, spettinati, sporcati i guantoni. Lei era d’accordo con lui, lui si complimentava per il lavoro in Provincia di lei. Tra le molte righe di discorso sono usciti pochi spunti concreti di chi, non avendo i conti di Palazzo Rosso sott’occhio, può solo parlare delle idee e dei “farò”.
Come negli incontri al Ceasar’s Palace, a guadagnarci dalla serata sono stati gli organizzatori. Gli attivisti del Laboratorio Sociale hanno confezionato una serie di domande sui temi a loro molto cari, dai diritti dei migranti, a quelli di un’abitazione per tutti (evitando gli sfratti in mezzo alla strada), ecologia, teatro comunale. E i due candidati sono stati al gioco. Si sono fatti condurre per mano da Claudio, il moderatore, ed hanno detto la loro idea di sinistra quasi banale, scontata, a volte temperata a seconda dei mormorii della platea e delle occhiate\smorfie di alcuni. Nessuna differenza tra la vicepresidente della provincia e l’ex CGIL. Solo qualche imbarazzo per Rossa nel parlare del Terzo Valico – sostenuto da gran parte del suo partito – e per Buzzi (dipendente del ministero della difesa), inciampato sulla necessità di far rispettare le regole, proprio lì, nei locali nati dall’occupazione abusiva del 2008.
Hanno vinto i “manager”, dicevamo, perché i “si” dati da entrambi alle risposte secche sugli impegni da prendere in un futuro da sindaco, sono le firme sulle cambiali che Alessandria In Movimento andrà a riscuotere in seguito, rinfaccinado eventuali promesse non mantenute e ideologie calpestate nel nome di altre necessità più prosaiche.
Stesse conclusioni, stessi pensieri. Uno la continuazione dell’altro, con l’unico intento di mandare a casa Piercarlo Fabbio. Ma allora qual è la differenza tra Mauro Buzzi e Rita Rossa? Perché votare uno o l’altro, solo sulla base delle idee proposte (e non degli sponsor alle spalle)? Speriamo che i prossimi confronti possano chiarire le idee all’elettore. Anche se i dubbi sono tanti.