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Bye bye, baby!

Creato il 10 settembre 2010 da Elgraeco @HellGraeco
Bye bye, baby!

Per completare il giusto binomio eros & thanatos, dopo la classifica delle migliori scene di sesso, ecco a voi quella de le dieci migliori scene di morte del cinema. Vi lascio cinque minuti di tempo per fare gli scongiuri, se lo ritenete opportuno…
La seguente si è rivelata ben più complicata del previsto. Decidere della top ten è stato estremamente arduo perché, se è vero che la celluloide abbonda di amore e psiche, è altrettanto vero che i registi e sceneggiatori, quando c’è da far morire qualcuno, danno il meglio di sé. Difficile, quindi, sceglierne soltanto dieci. Sono ben accetti, come sempre, i vostri suggerimenti. Sì, anche quelli di voi spettatori, che leggete, leggete, ma che restate sotto il confortevole velo dell’anonimato. Siete i benvenuti.
Quasi tutte le scene sono presenti su YouTube, troverete i link alla voce “reperibilità”.

Ultima precisazione per chiarire i criteri di selezione: si è preferito dare spazio a scene tendenti al grottesco, quando non esplicitamente comiche, che si tratti di comicità volontaria o meno. Assenti quindi, tanto per citarne qualcuna, le sparatorie sublimi di “Scarface” e de “Il Padrino” e la morte di Quint ne “Lo Squalo”.
Cominciamo:

10Le tarantole in biblioteca
tratta da: “E Tu vivrai nel Terrore – L’Aldilà” (1981) di Lucio Fulci
interpreti principali: il Prof. Michele Mirabella e i ragni
body count: 1
plausibilità: mai leggere i libri in cima a una scala mentre fuori infuria il temporale!
storicità: poco nota, solo per appassionati e intenditori
reperibilità:

Il Prof. Mirabella, eoni prima del suo “Elisir”, si dedicava a comparsate storiche nel cinema horror nostrano, quello dei maestri, quel cinema dell’era pre-rincoglionimento neo-romantico moderno [Lo so che andate matti per le mie categorie..., ndr]. Lo vediamo qui, agli ordini di Fulci, e in “Dèmoni 2: L’incubo ritorna” (1986) di Lamberto Bava. Le tarantole se la prendono comoda, rivelando un’insospettabile componente sadica. Gore a tutto spiano che culmina con il dettaglio della lingua morsicata, metafora del detto sempre verde: “Silentium Est Aureum”.

9La scala che porta in cantina
tratta da: “La Casa con la Scala nel Buio” (1983) di Lamberto Bava
interpreti principali: Giovanni Frezza, Marco Vivio e ???
body count: 1 (presunto)
plausibilità: la prova di coraggio l’abbiamo fatta tutti
storicità: sconosciuta, solo per cinefili
reperibilità: no

Bye bye, baby!

Scena da brivido di un film che, al contrario, di brividi ne dispensa pochi. Ma i minuti iniziali sono da antologia del cinema horror. Tre ragazzini che si addentrano in una villa abbandonata per la celeberrima “prova di coraggio”. Questa consiste nel recuperare una palla lanciata da uno di loro giù in cantina. Al posto del bambino, tornerà solo la palla macchiata di sangue, scagliata da qualcuno, o qualcosa, che dimora lì sotto, al buio. Un battito cardiaco accompagna la preparazione al climax per essere sostituito da un silenzio assoluto rotto, infine, da un urlo agghiacciante. Questo è cinema dell’orrore.

8Bennet e Matrix
tratta da: “Commando” (1985) di Mark L. Lester
interpreti principali: Vernon Wells, Arnold Schwarzenegger e Alyssa Milano
body count: 1
plausibilità: se lo fa Arnold, allora è possibile!
storicità: “Bennet, avevi la pressione troppo alta!” (cit.). E ho detto tutto.
reperibilità:

Bye bye, baby!

Due maschioni, il primo modello Village People, con baffetti da sparviero, sguardo folle e giubbetto di maglia di ferro, il secondo a torso nudo, col volto dipinto di vernice mimetica, se le danno di santa ragione nel locale caldaie della casa di un aspirante dittatore del centro-america. Praticamente l’ultimo film di Stallone. A guardarli combattere c’è Alyssa Milano. Sembrerebbe una scena romantica se non fosse che Alyssa è la tredicenne figlia del colonnello Matrix ed è solo l’esca per attirare lo zio nella trappola di Bennett. Duello anto-zoologico condito di battutacce allo humour nero. E poi Schwarzy, che per tutto il giorno non ha fatto altro che uccidere, decapitare, far esplodere, ci dimostra che è possibile impalare un uomo con un braccio solo, quello più debole, ma anche trapassarlo e sfondare il tubo dell’alta pressione. Ma che volete di più?

7La testa che esplode
tratta da: “Scanners” (1981) di David Cronenberg
interpreti principali: Louis Del Grande e Michael Ironside
body count: 1
plausibilità: la telepatia, se c’è, fa male
storicità: leggendaria
reperibilità: sì

Bye bye, baby!

Poche chiacchiere. Una volta vista, questa brevissima sequenza non la si dimentica più. L’incredibile è che su internet la si ritrova dovunque, ovviamente sotto forma di gif animata. La morte del Primo Scanner è la Marilyn Monroe delle morti cinematografiche. Per la cronaca, trattasi di un modello di gomma ripieno di carne e sangue che Cronenberg ebbe la brillante idea di far saltare in aria con una fucilata sparata a bruciapelo. Il resto è storia. Il film puoi anche non sapere che esiste e che titolo abbia e di cosa tratti, ma la testa che esplode non si scorda mai. Icona.

6 - ED-209 e Kinney
tratta da: “RoboCop” (1987) di Paul Verhoeven
interpreti principali: Kevin Page, Ronny Cox e Jon Davison (voce di ED-209)
body count: 1
plausibilità: sì, se vi trovate a una qualunque delle dimostrazioni in “powerpoint” della O.C.P.
storicità: elevata
reperibilità: sì

Bye bye, baby!

Uno dei motivi per il quale quello cyberpunk è un futuro distopico. Al di là del cattivone Dick Jones e di tutte le altre morti memorabili di questo film, in questa scena si assiste a tutta la meschinità del futuro in mano alle corporazioni. L’ED-209 è un modello difettoso, si sa, ma guardare il povero Kinney cercare aiuto tra i suoi colleghi che si affannano a respingerlo come fosse un appestato è esemplare della decadenza e dell’implicita capacità critica di “RoboCop”, troppo spesso ridotto a “semplice fantascienza”. Nudo e crudo.

5Sirtaki Bang Bang
tratta da: “Lock & Stock” (“Lock, Stock and Two Smoking Barrels”, 1998) di Guy Ritchie
interpreti principali: vari
body count: 8
plausibilità: “Che cosa cazzo succede qui!?” (cit.)
storicità: epica
reperibilità: sì

Bye bye, baby!

Il sirtaki è una danza popolare greca. Caratteristica la sua melodia. Sotto i grigi cieli di Londra il tessuto sonoro si compone in questa celebrazione dell’assurdo. Personaggi massicci, duri, che hanno spadroneggiato per tutto il film fino a quel momento, finiscono tutti, perché ingannati, perché manovrati, perché incorsi in un gigantesco equivoco o solo per la malasorte, in un piccolo appartamento della periferia. Piccolo, ma sostanziale dettaglio, sono tutti armati… Il resto è conseguenza.

4L’ascensore del Monroeville mall
tratta da: “Zombi” (“Dawn of the Dead”, 1978) di George A. Romero
interpreti principali: David Emge e… gli zombie
body count: 1
plausibilità: solo in caso di scenario apocalittico
storicità: leggendaria
reperibilità: no

Bye bye, baby!

Certe scene ti sembra di doverle vivere per forza. Prima o poi. L’acensore l’avete preso tutti almeno una volta nella vostra vita, no? E scommetto che, non tutti, ma molti di voi si sono domandati, nell’attesa che si aprissero le porte scorrevoli: “E se, dall’altra parte… mi stessero aspettando?”.
L’orda di zombi famelici è una visione celeberrima. Le decine di mani che si protendono per istinto a ghermire la vostra vita. Romero, nel suo capolavoro, di scene simboliche e memorabili ce ne ha donate tante, a cominciare dai grattacieli che si spengono man mano, come la civiltà, ma l’uomo, ucciso in una delle invenzioni vanto del modernismo, l’ascensore, è la quintessenza della sua satira sociale. Meglio le scale.

3La festa da ballo sull’Antonia Graza
tratta da: “Ghost Ship” (2002) di Steve Beck
interpreti principali: vari
body count: 40 + Francesca Rettondini
plausibilità: basta abbassare una leva
storicità: “Senza Fine”
reperibilità: sì

Bye bye, baby!

Ok, questa scena è puro LSD. Immaginate di stare partecipando a una festa da ballo su un transatlantico. Bella gente, buona musica, vino che scorre a fiumi. Immaginate che ci sia Francesca Rettondini, vestita di rosso come Jessica Rabbit, che intona “Senza Fine” di Gino Paoli. Immaginate un cavo metallico teso allo spasimo che scatta e trancia di netto tutto ciò che incontra. Non ci riuscite, vero? O forse è semplicemente troppo per voi.
Ma qualcuno c’è riuscito. Peccato per il resto del film.

2Thunder
tratta da: “Grosso Guaio a Chinatown” (“Big Trouble in Little China”, 1986) di John Carpenter
interpreti principali: Carter Wong
body count: 1
plausibilità: è una metafora, lo sanno tutti…
storicità: epica
reperibilità: sì

Bye bye, baby!

D’accordo. Ho mentito. Non so se sia o meno una metafora. Non so cosa sia. Probabilmente l’ennesima genialata in un film capolavoro. Ero bambino, un bambino che si aspettava una serie di rese dei conti. Jack Burton e il suo compare Wang dovevano vedersela con le tre bufere. Mi sembrava giusto. E invece, Tuono s’incazza così tanto per la dipartita del suo capo che… esplode. Era mai possibile tutto ciò?
E oggi, mi sembra, insieme al non-bacio finale tra Jack e Gracie, una delle più belle invenzioni del cinema di tutti i tempi. E guai a farmi notare che sono solo palloni in lattice che si gonfiano. Chi lo fa è privo di poesia e merita la stessa fine.

1L’arresto di Vincent Ludwig
tratta da: “Una Pallottola Spuntata” (“The Naked Gun: From the Files of Police Squad!”, 1988) di David Zucker
interpreti principali: Ricardo Montalban e Leslie Nielsen
body count: 1
plausibilità: ahahahahahaha
storicità: di più
reperibilità: NO!

Bye bye, baby!

Vi voglio solo rammentare la scaletta:
1) Ludwig viene colpito alla gola dall’anestetico da polsino di Frank Drebin
2) Una spettatrice esclama: “Uh, poverino!”, e Frank :“Non si preoccupi, tra pochi minuti tornerà come prima!”
3) Ludwig precipita dalla balconata
4) Frank: “Non tornerà come prima.”
5) Sul corpo esanime di Ludwig passa un autobus, uno schiacciasassi e una banda da parata
6) Ed, il collega di Frank: “Oh, Frank! È terribile! Una morte orribile!”, Frank: “Lo so, Ed.”, e il primo: “Mio padre morì nello stesso modo!”
A costo di ripetermi, qui si è fatta la storia. Battute a raffica, dissacrazione universale. In una sola scena di qualche minuto, Leslie Nielsen si prende gioco del cinema d’azione, delle missioni impossibili, dell’amore e della morte. Capolavoro, anche senza citare le “molestie sessuali a una statua di cemento”.

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