
Chiediamo solo comprensione. È stato bellissimo, abbiamo corso per anni senza fermarci mai, siamo entrati nella storia. Ora abbiamo ceduto di schianto. Capisco che trequarti dell’Italia calcistica non aspettava altro. Intuisco anche la goduria dei gobbi, in questo momento per noi difficilissimo, e i sorrisini dei cugini, “l’altra squadra di Milano”. Depressi e amareggiati, riprendiamo vecchie abitudini, che pensavamo di avere abbandonato per sempre. E invece. Tre allenatori in una stagione, cinque negli ultimi due anni. Il dopo-Mourinho è stata una mattanza.
È toccato a Ranieri, subito dopo le rassicuranti parole di Massimo Moratti: “Penso che Ranieri resterà sino a fine stagione”, aveva dichiarato il patron dell’Inter commentando la sconfitta contro i bianconeri. Difficile quindi ipotizzare sulla base di quali considerazioni sia avvenuto il contrario. Lo scarno comunicato della società nerazzurra non aiuta. Le solite parole di circostanza, per ringraziare il tecnico che va via, e l’annuncio dell’incarico affidato ad Andrea Stramaccioni, allenatore della Primavera e fresco vincitore della Next Generation Series (una specie di Champions League).
Non riesco a capire la ratio di questa scelta. A nove partite dalla fine, con tutti gli obiettivi falliti, compreso – presumibilmente – quello di agganciare un posto in Europa League, che senso ha (ottima domanda, Blackswan)? Lanciare qualche giovane? Poteva benissimo farlo anche Ranieri. Dare uno scossone all’ambiente? Fatica sprecata. Tanto, orami non si retrocede.
Serve un progetto, non rattoppare buchi. Altrimenti ogni anno sarà sempre una inconcludente girandola di allenatori, che non porterà mai da nessuna parte. Non ci si può ridurre, come accade da due stagioni, alla cessione dei giocatori migliori. Magari in nome del fair play finanziario, che poi si rivela un alibi per nascondere acquisti fallimentari. Insomma, è vero che sono andati via fior di campioni, ma il problema è che gli acquisti, che pure ci sono stati (e tanti) non sono stati minimamente all’altezza. Moratti è un presidente-tifoso, in questo momento starà soffrendo più di tutti. Abbandonarlo sarebbe un gravissimo errore. Almeno quanto non fare una seria riflessione su ciò che è accaduto nelle ultime due stagioni, non soltanto sotto il profilo dei risultati. Se ne esce tutti insieme. Oppure non se ne esce.