Sembrano quasi inutili le presentazioni di Byron Moreno. Gli italiani lo ricordano bene.
Erano i Mondiali del 2002 quelli in cui Moreno, nella partita degli ottavi di finale contro la Corea del Sud, fu protagonista di alcune decisioni che penalizzarono l’Italia (come l’espulsione di Francesco Totti per simulazione di un fallo -che invece risultò essere netto- e l’annullamento di un gol valido a Damiano Tommasi).
Decisioni alle quali, oltre gli insulti, seguirono accuse e polemiche.
Quella partita, finì ai supplementari e gli azzurri di Giovanni Trapattoni vennero sconfitti 2-1 dai coreani di Guus Hiddink.
Un risultato che lasciò l’amaro in bocca alla tifoseria italiana che lo accusò di corruzione. Accusa dalla quale Moreno si difese così: «Ho la coscienza tranquilla e credo che gli italiani siano enormemente immaturi. Se parlano di mazzette, è perché probabilmente sono abituati ad utilizzarle».
La sua esperienza come direttore di gara, durò solo fino al giugno 2003. La FIFA – dopo averlo assolto per Italia-Corea del Sud – ne ratificò, infatti, l’espulsione decisa dalla sua Federazione.
Oltre che di azzurro, infatti, pare che sulla coscienza pulita di Moreno i sospetti fossero per “abuso di fischietto” e “partite truccate”. Ipotesi, queste, che, insieme alla sua candidatura alle elezioni locali di Quito (per la quale si aggiunge il “favoreggiamento di partita”), non hanno mai trovato la possibilità di essere confermate e per questo, rimangono tali.
Insomma quello è lo stesso Moreno che nel 2010, ormai in veste di commentatore sportivo in una radio e in canale tv ecuadoriane, fu trovato all’aeroporto John F. Kennedy di New York, con 6 kg di eroina (accuratamente nascosti in sacchetti di plastica e, attaccati al corpo, sotto i vestiti) mentre cercava di entrare negli Stati Uniti.
Lo stesso arbitro ecuadoriano che quel giorno, il 21 settembre, veniva arrestato con l’accusa di traffico internazionale di stupefacenti rischiando la pena massima: 10 anni di detenzione.
Lo stesso ex arbitro internazionale, che a gennaio, davanti a un giudice, si dichiarò colpevole per aver tentato di importare eroina negli Stati Uniti e che, da allora, è rimasto in carcere in attesa del processo.
Lo stesso mister fischietto per il quale, oggi, è arrivata la pena da una corte distrettuale di New York: due anni e mezzo di carcere per traffico di eroina.
Lo stesso Moreno che, oggi, si dice «profondamente pentito» per quello che ha fatto mentre il suo avvocato, rammentando ai giudici una “condotta esemplare” in cella, ne chiede clemenza e la ottiene con appena 30 mesi di reclusione.
Marina Angelo