Sì, c’è bisogno di una favola.
Non è facile trovarla, lo so; molto più semplice strazi, violenze, assurdità, cattiverie. Ma io ho deciso di farlo perché di principi e principesse, di rospi che vengono baciati e di sogni realizzati, ancora la vita ne è piena.
E così vi racconto la favola di Jacopo Tissi, perché di favola si parla, non di una semplice storia.
Jacopo è un ballerino diplomato alla Scala di Milano (chi volesse sapere la sua storia, ho scritto un post qualche tempo fa, basta cliccare qui per leggerlo), ragazzo talentuoso, ora assunto in pianta stabile nella compagnia del teatro.
È di questi tempi il debutto de La bella addormentata nel bosco di Marius Pepita; la prima ballerina è Svetlana Zakharova, ballerina di altissimo livello, a cui viene affiancato nel ruolo del Principe, David Hallberg, americano in forze al Bolshoi. Purtroppo Hallberg si infortuna e nella rotazione dei primi ballerini, viene invitato il «principal» dell’American Ballet Marcelo Gomes, che però declina l’invito per impegni precedenti.
La ricerca del sostituto prosegue con l’invito all’ucraino Sergei Polunin, che sfortunatamente, a contratto firmato, si infortuna il collo ed è costretto a rinunciare.
Fino a qui pare una storia di sfortunate vicende molto simili ad un episodio della vita di Fantozzi, che potrebbero portare alla sospensione dello spettacolo.
Ma
la favola ha inizio.
Il direttore del ballo, Makhar Vaziev, decide di puntare sui talenti a disposizione alla Scala e affida l’incarico al giovane e fresco di diploma, appena ventenne, Jacopo Tissi. Che prontamente accetta.
Jacopo ha debuttato nella prima de La Bella Addormentata nel bosco il 26 Settembre accanto ad una delle ballerine più brave, uno dei suoi idoli, fino a pochi giorni prima irraggiungibile.
Io di balletto ne capisco poco e, lo confesso, mi annoia anche un po’; però mi piace vedere la prontezza fisica dei ballerini, le scenografie, i costumi, la grottesca forzatura delle caratterizzazioni, la leggerezza dei passi, la narrazione muta.
Detto questo, la favola di Jacopo mi ha commossa ed emozionata perché ridona alla vita il suo corretto esistere: talento, dedizione e un pizzico (questa volta un po’ più di un pizzico) di fortuna.
Chiara