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Scritto da Fabio Bonifacci con la collaborazione del regista Gianbattista Avellino, “C’è Chi Dice No” è una commedia italiana (un’altra?!) che prova ad esorcizzare l’incubo presente nel nostro paese legato alle raccomandazioni a al precariato. Un lavoro simile era stato già fatto in passato (ovviamente), usando sempre i stessi toni leggeri, ma in modo nettamente migliore: mi riferisco sia al film di Paolo Virzì “Tutta la Vita Davanti” ma soprattutto a “Generazione 1000 Euro” di Massimo Venier.
In questo caso a funzionare meglio ci sono i tre protagonisti: Luca Argentero, Paola Cortellesi e Paolo Ruffini. Il primo sta diventando sempre di più un buonissimo attore di commedie, qui, ancora una volta, dà prova di saperci fare e di essere convincente, parlando in un dialetto toscano molto accettabile. Stesso discorso per la Cortellesi, anche lei essendo romana riesce comunque a parlare un buon toscano anche se in qualche scena sembra perderselo leggermente. Paolo Ruffini da livornese, è quello che meno ha dovuto faticare visto che il dialetto se lo portava praticamente da casa ma finalmente è riuscito ad avere un ruolo da comprimario, dimostrando che potenzialmente come attore può essere interessante.
Quello che convince meno però, è la modalità di rappresentazione della pellicola di un Italia dove sembra che l’unico modo di poter vivere una vita agiata e tranquilla, oltre quello di ricevere una raccomandazione, è quello di seguire le orme dei genitori. Una visione un po’ distorta e magari troppo pessimista. Anche qui non mancano i soliti riferimenti ad un paese ormai logoro, corrotto e rovinato da un sistema che accontenta solo chi già ne fa parte. Ma a non convincere maggiormente, a questo punto, è la scelta di non volersi spingere troppo oltre, arrivando a costruire prima un movimento sociale contro leraccomandazioni, facendo pensare quasi a una possibile rivoluzione, e poi scegliendo di chiudere il film con una finale troppo prudente e poco coraggioso.
Trattare alcuni temi così delicati e attuali spesso può essere un rischio, ci si aspetta sempre qualcosa di buono. Il cinema dà la possibilità di scrivere storie anche assurde e irrealizzabili nella realtà ma, se viste sul grande schermo, che possono anche risultare credibili. Per questo sarebbe stato più intelligente dare al film un finale politicamente scorretto stile “Il Caimano” di Nanni Moretti piuttosto che scegliere una strada che a conti fatti ridimensiona completamente tutto trasformando la pellicola in una banalissima commedia per per chi ha bisogno di spensierarsi un pò...
...a queste commedie c'è chi dice basta!
Trailer:
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