La nostra lingua, come quelle di tutto il mondo, è zeppa di parole dal doppio significato. Sulla possibilità d’equivoco, quindi di una diversa interpretazione di uno stesso termine, i rischi sono notevoli. In questo senso credo che un episodio tanto paradossale quanto autentico mi sia capitato all’aeroporto milanese di Malpensa.
Correva l’anno… corrono talmente gli anni che non lo ricordo più, sicuramente metà degli anni ’70. Eravamo in attesa di partire con un volo special per Istanbul. Si trattava di un viaggio promozionale (si chiamano “incentives”) offerto, da una prestigiosa società leader nel tessile italiano, ad un nutrito gruppo di sarti provenienti da tutta Italia.
I partecipanti all’incentive, avevano ricevuto un foglio-notizie con scritte tutte le dettagliate informazioni sul viaggio.
E’ importante fare una annotazione a proposito del … correva l’anno. Siamo negli anni dei primi voli charters italiani e quindi in una preliminare fase di presa di contatto tra viaggiatore ed ogni tipo di vettore non solo aereo.
Al paragrafo “bagaglio” del foglio-notizie c’era scritto testualmente: “Al fine di snellire le operazioni d’imbarco, consigliamo ai Signori Partecipanti al viaggio di compilare l’etichetta bagaglio, scrivendo chiaramente il proprio nome, cognome e indirizzo e di apporla sul proprio -collo- prima di giungere in aeroporto”.
Non saprei dire da dove provenisse quel sarto, alto circa un metro e sessanta e pressoché calvo. Lo notai subito al suo arrivo in aeroporto, perché s’aggirava nell’atrio con una giacchetta molto esotica, in tema con le mitiche eccitanti notti orientali promesse.
Ma l’elemento più curioso era sicuramente rappresentato dall’etichetta bagaglio attaccata sull’asola del collo della giacca. Tutto perfettamente leggibile perché in grande evidenza.
Quando “l’esotico” si e avvicinato al banco di registrazione per il “check –in”, nessuno ha notato quella piccola stravaganza, erano tempi in cui molti viaggiavano per la prima volta e, alla -partenza gruppi-, c’e sempre tale confusione che il personale aeroportuale non riesce, quasi mai, a staccare gli occhi dal pianale del bancone.
Quello che ha stravolto tutti è stata l’ostinata riluttanza de “l’esotico” nel voler porre il proprio bagaglio sulla bilancia. Ad un invito molto fermo da parte della hostess a…”collocare il proprio collo sulla bilancia”, “l’esotico” è esploso: “ EH NO! ADESSO BASTA GIOCARE CON IL MIO COLLO!”
La hostess del “chek-in”, imperturbabile, ha insistito dicendo che non poteva pretendere che dovesse essere lei a prendere i -colli- di tutti i viaggiatori e metterli sulla bilancia.
Cosi “l’esotico” si è convinto (si fa per dire), con patetica rassegnazione, che “doveva” proprio strisciare la testa fino al… collo sulla bilancia prima del “tapis roulant”.
A quel punto l’ilarità e stata generale. A distanza di tanti anni…fuggiti via, giustifico pienamente chi, per tutta la sua esperta carriera di sarto, di collo ne aveva visto e misurato solo uno, come dargli torto? Eppure nella nostra lingua c’e collo, ma anche…collo!
Alberto Nacci
Fonte illustrazione: http://it.wikipedia.org/wiki/File:Passagierabfertigung.jpg