Magazine Carriere

C’è da fidarsi?

Creato il 06 febbraio 2015 da Propostalavoro @propostalavoro

Cè da fidarsi?Con il suo discorso d'insediamento, il Presidente della Repubblica Mattarella ha posto fine alla questione del nuovo inquilino del Quirinale, che, fino ad oggi, ha assorbito completamente le attenzioni della politica italiana.

Ora, c'è da affrontare la spinosa questione del lavoro, con l'emissione dei decreti attuativi del Jobs Act. Non è questione da poco, anzi: ci troviamo, in questo momento, in una sorta di vuoto normativo, essendo, la nuova riforma del lavoro, una tela, in gran parte, ancora da dipingere. Ma con quali contenuti?

Sicuramente, i nuovi ammortizzatori sociali, la riforma dei Centri per l'Impiego e la revisione dei contratti di lavoro (contratto a tutele crescenti), più altre "chicche" che il rottamatore sta preparando, per rendere operativa, in tutto e per tutto, la sua legge, confortato anche dai dati, che danno la disoccupazione in leggera flessione.

Ma c'è da fidarsi di Renzi? Di sicuro c'è che aziende e lavoratori sono in attesa, stanchi di un mercato del lavoro incerto e confusionario: ci sarà una semplificazione dei contratti (contratto a tutele crescenti come contratto unico o da affiancare a poche altre forme contrattuali o sarà, semplicemente, uno dei tanti), su quali basi si fonderà la riforma dei Centri per l'Impiego, ci sono le coperture finanzairie per i nuovi ammortizzaotri sociali?

Tutte domande che aspettano ancora una risposta, che, a detta del Premier, arriverà a breve (in realtà, siamo già in ritardo, dato che si doveva partire a gennaio) e che assicurerà un nuovo sistema di diritti, stabilità e occupazione. Ma sarà vero?

Diritti. La tiritera è sempre stata "il precariato esiste, perchè ci sono lavoratori troppo tutelati e altri no; solo con la flessibilità si potrà riparare questo torto". Ecco, quindi, l'idea geniale del Jobs Act: cancellare definitivamente lo Statuto dei Lavoratori, la cui scomparsa equivale alla fine della salvaguardia e della tutela del posto di lavoro.

Senza più l'Articolo 18, infatti, la posizione del lavoratore, in sede di contrattazione, si è notevolmente indebolita, sia a livello individuale che collettivo. Una posizione di debolezza che non mancherà di essere sfruttata alla prima occasione (vedi caso Fiat). Le tutele ce le avevano in pochi? Ora non le ha più nessuno.

Stabilità. E' esattamente quello che manca al nostro mercato del lavoro: il precariato ha creato insicurezza e instabilità, in una società che, invece, si è sempre basata sulla sicurezza del contratto a tempo indeterminato, da tempo, ormai, avviato sul viale del tramonto.

Secondo la Fondazione Studi dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro, infatti, nessuna delle iniziative prese dai precedenti Governi, per sollecitare le assunzioni (un atteggiamento da schizofrenico, quello della politica, che precarizza il posto di lavoro, ma propone incentivi alle aziende che assumono a tempo indeterminato), ha mai potuto reggere il confronto con i vantaggi del contratto precario: nessun rischio di contenzioso, quando scade un contratto; possibilità di tenere il lavoratore sulla corda e di spingerlo, così, ad un maggiore impegno; possibilità di limitare, al massimo, salari e diritti.

Finchè qualcuno non si deciderà a mettere un argine ai contratti precari, non ci saranno tutele crescenti che tengano.

Occupazione. Quando mai è bastato fare una semplice legge per creare occupazione? E' come voler fare la torta, senza ricetta e con un solo ingrediente. Non si va da nessuna parte senza un piano industriale organico e nazionale, che coinvolga tutti i settori economici e sociali possibili e che punti, in questo momento storico, a due obiettivi: innovazione e miglioramento dell'esistente.

Qualcosa di simile è stato messo in cantiere, non solo dal Governo Renzi, ma anche da quelli che lo hanno preceduto, negli ultimi anni? No: di conseguenza, qualunque iniziativa economica non sarà altro che un palliativo, Jobs Act compreso.

Insomma, sembra proprio che ci sia ben poco da fidarsi.

Danilo


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :