C'è molto nel mondo che non muore
E molto che vive per perire,
che sorge e poi cade, sboccia per appassire.
Il sole della stagione, che dovrebbe sapere il suo tramonto
Fino al secondo della buia venuta
La morte avvista e vede con terrore
Una costola di cancro sul cielo che fluisce.
Ma noi, rinchiusi nelle case del cervello,
Rimuginiamo su ogni pianta di serra
Che sputi intorno le sue foglie senza linfa,
E sorvegliamo la mano del tempo che in eterno
Scandisce il mondo,
Chiusi nel manicomio imploriamo aria fresca da respirare.
C'è molto nel mondo che muore;
Il tempo non guarisce né resuscita;
Eppure, pazzi di sangue giovane o macchiati dagli anni,
Siamo ancora restii a rinunciare a ciò che resta,
Sentendo il vento sul capo che non rinfresca
E sulle labbra l'arida bocca della pioggia.
Dylan Thomas da "Poesie inedite" - Einaudi Ed.