C’è pazienza, amico mio, nei miei occhi stanchi, quando la sera ripongo cassetti di speranze.
Mi chiedi d’arrotolare i ricordi sotto il braccio, conservarli in soffitte del tempo aride e schiave.
Mi aiuti ad impilare fotografie e bustine di tè, libri riletti, affreschi dipinti di santi e chiostri silenziosi.
Mi aiuti, per mano, nel pietoso conforto.
Mi chiedi il tempo, tempo d’attesa e mancanza, tempo rubato e nascosto, tempo di letargo e maturazione.
Tempo.
Mi chiedi, forse implori, forse speri, forse sai, il tempo che dedicherò a mitigare gli affanni e al silenzio, un’ombra trasparente agli occhi del presente.
Ciò che chiedi, la pazienza, è il costo del vivere.
Il male minore.