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C’è posto per i neolaureati?

Creato il 09 ottobre 2015 da Propostalavoro @propostalavoro

MAB_GraduatesDunque, la disoccupazione è in calo: 12% quella generale (miglior dato dal 2013), 40,5% quella giovanile, piccoli ma significativi passi in avanti, merito – si dia atto di questo, al Governo – degli sgravi fiscali per le assunzioni.

Intanto, mentre si sviluppano progetti vari per mettere una pezza all'ancora gravissimo problema della disoccupazione giovanile, sembra che le aziende si preparino a fare la loro parte, assumendo neolaureati, pur con i dovuti distinguo.

A darne notizia è AlmaLaurea che, in collaborazione con Centromarca, ha diffuso i dati dell'indagine "I neolaureati nel mondo del lavoro", uno studio sul rapporto, tutt'altro che facile, fra i nostri giovani, freschi di Ateneo e il sempre turbolento sistema-lavoro italiano. Seconodo i dati della ricerca, infatti, circa il 73% dei responsabili delle Risorse Umane intervistati ha affermato l'intenzione di voler assumere dei neolaureati, anche senza esperienza.

Un buon risultato che ha, però, un rovescio della medaglia: due selezionatori su tre hanno lamentato delle difficoltà, nel reperire i profili più vicini agli interessi dell'azienda. Per fare un esempio: nell'83% dei casi, sono state richieste delle specifiche conoscenze linguistiche (inglese, in primis), soddisfatte, però, solo dal 58,5% dei candidati esaminati.

Altro problema riscontrato, è, addirittura nel 72% dei casi, l'eccessiva differenza tra la preparazione fornita dal sistema unversitario italiano e competenze e conoscenze che vengono, invece, richieste dalle aziende. Inosmma, spiega la ricerca di AlmaLaurea, non c'è abbastanza sintonia tra università e mondo del lavoro, cui si aggiungono anche le difficoltà della selezione del personale, operata da soggetti terzi – le Agenzie per il Lavoro e/o gli Uffici per l'Impiego -, con metodi non sempre impeccabili.

Insomma, i responsabili del personale si lamentano del fatto che i neolaureati italiani, non sempre, sono in linea con ciò che cercano. Ma qui, c'è un appunto da far loro: nell'indagine, infatti, è riportato che poco più del 25% delle aziende – soprattutto, nelle aziende medio-grandi – ha intenzione di dare una reale possibilità ai nuovi assunti, ricorrendo al contratto di apprendistato; mentre solo il 18% sembra disposto a puntare seriamente sui giovani, con il contratto a tempo indeterminato.

Il restante 60 e passa per cento, invece, dichiara di voler assumere con contratti precari. Tempo determinato, stage e tirocini sono il meglio che, la maggioranza delle aziende, sembra disposta ad offrire ai giovani laureati, pretendendo in cambio, però, preparazione, competenza, ambizione e conoscenza: insomma, una Ferrari al costo di una Panda. Una bella pretesa, quindi, che mostra come l'obiettivo sia sfruttare i giovani, piuttosto che scommettere su di loro.

C'è da stupirsi se il 61% dei giovani italiani, quindi, si dichiara più che pronto a far le valigie, per trovare un lavoro dignitoso oltreconfine?

Danilo


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