C’è qualche altra via oltre l’amnistia e l’indulto?

Creato il 11 ottobre 2013 da Stivalepensante @StivalePensante

Posted by Agostino Nicolò  11 ottobre 2013  

Amnistia e indulto, parole che negli ultimi giorni sono state dette e ripetute da politici eletti e politici militanti. Parole che tornano ciclicamente. 

Il carcere dismesso dell’Isola di Santo Stefano, provincia di Latina (isoladivetontene.altervista.org)

Il forte messaggio del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano parte dall’aver visitato personalmente un carcere, in questo caso Poggioreale, che come tanti altri sono caratterizzati dal sovraffollamento. Una risposta a una situazione critica, secondo il Presidente e molti altri, potrebbe arrivare con l’applicazione dell’amnistia appunto; istituto giuridico regolato, insieme all’indulto, dall’articolo 79 della Costituzione.

Estinzione del reato da un lato e cancellazione della pena dall’altro, azioni giuridiche dall’efficacia retroattiva e non applicabili a reati successivi la presentazione del disegno di legge che li attiva; strumenti costituzionali applicabili in generale e non al singolo caso.

Dal 1992 a oggi vi è stato un solo caso d’indulto, mentre l’ultima amnistia risale al 1990. Alle buone ragioni della loro applicazione, si sono opposte tesi e correnti che vedrebbero l’azione auspicata da Giorgio Napolitano come un salvagente legale per illustri nomi appena passati in giudicato, oppure, come un’apertura delle celle con successiva e sicura impennata del crimine. Non è questo il punto.

Il carcere di massima sicurezza dell’Asinara, dismesso nel 1998

E’ sicuramente vero che la pena scontata in anguste condizioni disumane è contro ogni diritto dell’uomo e, più pragmaticamente, non serve al reinserimento nella società diventando, il più delle volte, un incentivo a delinquere di nuovo e più gravemente. Cancellando i reati e ancor peggio le pene non troverebbero soluzione i problemi delle carceri del nostro paese. Capienza offerta dalle strutture penitenziarie italiane: 47615 posti, detenuti rinchiusi 64758; risposte valide per un sistema solo leggermente in crisi e inutili nel nostro allo sbando.

Soluzioni studiate dai costituenti che non avevano la possibilità di prevedere un’emergenza di queste proporzioni, l’amnistia e l’indulto, potrebbero aprire ciclicamente le celle a chi ha commesso reati minimi per accogliere poi, nello stesso numero, chi delinque sui reati molto più gravi; queste azioni, unite a un apparato legislativo certo, meno intricato e lineare, porterebbero al miglioramento strutturale auspicato da anni. Soluzioni mai fatte proprie dall’Italia che, nella stagione di lotta al terrorismo o alla mafia, non ha mai seriamente pianificato questa riallocazione di pene e di spazio.

Una soluzione aggiuntiva sarebbe l’aumento del numero dei posti carcerari, proposta recente di alcuni e dibattuta da decenni. Non sarebbe l’avveniristica costruzione di giganti Panopticon, ma trarrebbe beneficio dal recupero di vecchie strutture in disuso statali come caserme e ospedali o edifici privati abbandonati ed adibiti a tutt’altro, sicuramente utilissimi ad accogliere chi sta scontando la pena in sgabuzzini alimentari o ripostigli. E’ un falso credere quello che una società civilmente all’avanguardia abbia come sola risposta al problema “carceri” il tirar fuori i deviati (commettitori di devianza sociale) dalle galere, poco importa se stupratori o fraudolenti.

Risposte come la sicurezza e la certezza della pena non sono solo auspicabili ma anche dovute; eventuali sconti uniti al corretto reinserimento nella società libera possono avere senso solo se all’interno di una legalità percepita come oggettiva. Questi passaggi non arriveranno mai solo con l’uso univoco e alternato dell’amnistia e dell’indulto, utili ancora una volta, alla strumentalizzazione, al mero parlare e alle polemiche.

Michel Andreetti


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