In giornata di Befane e di scope…
Un piccolo vasetto contenente una verdissima, bassa e fitta zolla d’erba mi ha attratta dalle vetrine di un fiorista. Sagina, diceva il cartellino identificatore!
Ricordavo che la saggina servisse per la fabbricazione di scope ma questa piccola erbetta di certo non poteva esserne la materia prima adatta a tale uso.
La Sagina acquistata è una graminacea molto resistente che viene adoperata in semenza, ha un’ alta resa ornamentale per i prati ma anche per le composizioni in vaso di bonsai. La Sagina subulata, questo è il suo nome botanico, si potrebbe classificare come pianta ecosostenibile in quanto non necessita di tagli di manutenzione ed è per questo molto apprezzata.
Mi è rimasta però curiosità per l’altra Saggina, quella delle scope!
Purtroppo si è perso l’uso di autoprodurre questo oggetto che ormai in maggioranza, nel nostro Paese è di importazione. Una volta era comune destinare una parte del terreno alla semina del Sorghum vulgare, cereale utile per ricavare cibo per gli animali e materiale per scope e spazzole.
La Saggina si semina da aprile a metà maggio in zone esposte al sole e si raccoglie a settembre, in luna calante, prima che la pianta vada a seme, quando il gambo è ben formato ed il panicolo ramificato. Si pone poi ad asciugare in luogo fresco e ventilato, appesa a testa in giù. Così facendo avremo pronte fascine per costruire con un po’ di pratica la nostra scopa.
Altri materiali sono comunque da sempre utilizzati per costruire domestiche ramazze, dalle ramaglie di erica alla ginestra, dalle foglie di alcune varietà di palme ai giovani rami di betulla e poi c’è il salice che usavano, si dice, anche le streghe.