E lo fa talvolta con malizia, talvolta con molto savoir faire, ma talvolta anche per natura, quelli che proprio can't help, gna'a fanno. Alle medie c'era Rosella S. (quando si dice nomi dati a cazzo), per fortuna in sezione B, ci vedevamo solo per la ginnastica. Avevamo allora una rpof che mi aveva fatto odiare anche l'ora di ginnastica, simpatica come una scoreggia in ascensore (Copyright: La Pigna, please refrain from imitating, you wouldn't succeed anyway). Io già sono poco sportiva di mio, se non mi incanti neanche alle medie è finita. Anzi, adesso che ci penso, è per colpa della Rinetti se io non amo lo sport! Ecco!! Ho trovato una a cui dare la colpa finalmente, pfiu... Cmq, questa Rosella passava le ore di ginnastica a svolazzare e saltellare come una tarantolata, per dirvi il tipo... Un giorno si è aperta una discussione sulla pallavvolo e l'eventualità di formare una squadra. Giusy chiese: "Lei pensa che dei programmi sullo sporto o sulla pallavvolo, programmi sportivi o anche cartoni animati, possano aiutarci a imparare nuove tecniche?" Non ricordo la risposta purtroppo (posso solo immaginare il pensiero della Rinetti: Belline, loro, che guardano Mimì Ayuara e pensano che sia tutto lì....) ma ricordo che Rosella, buttata a terra in scivolata e, supplicante sulle ginocchia, disse alla prof: "Prof, io voglio, assolutamente voglio, giocare a pallavvolo, la pallavvolo è tutta la mia vita!!!!" Alle superiori c'era A.C. che anche se non potrei definirla una lecchina al 100% ricordo degli episodi significativi. Certo una che scriveva Comuèl per Commonwealth forse era anche consapevole dei suoi limiti e a un certo punto è dovuta ricorrere ai ripari. Ricordo una interrogazione di diritto, entrambe al primo banco (io per l'occasione, lei ci stava sempre) in cui è scoppiata a piangere. La Gian, un tesoro di prof che non te le mandava a dire, le ha detto qualcosa tipo "Guarda che non c'è bisogno di piangere, che brutta, ti sta colando anche tutto il fondotinta!" (effettivamente righe bianche solcavano impietose le guance della poverina). Università. Scuola per Interpreti. Al primo anno ho la bella idea di iscrivermi a Neerlandese. Tempo due settimane due in cui avevamo fatto solo Goede Morgen allemaal e poco altro, le mie compagne di corso (quelle della prima fila, per intenderci) già chiacchieravano allegramente nei corridoi in neerlandese! Non ce la potevo fare. La mia carriera di neerlandese in quell'ambiente lì, con l'aggiunta dell'inizio del corso di traduzione neerlandese-italiano, prima prova di traduzione un articolo sul fallimento della IBM tratto da De Volkskrant, in cui io avevo difficoltà a riconoscere un articolo da un aggettivo, un verbo da un sostantivo, è crollata miseramente dopo il primo anno. Intascato il mio 25 ho chiuso lì. La prof plause a questa mia decisione perché, disse, lei con l'olandese non ci va proprio d'accordo. Bagassa. L'università è finita. Non paga, mi riposo qualche anno e intraprendo un master (a spese mie, grazie, Cappellacci). Traduzione specializzata in Biomedicina e Ambiente e Energia. Sono circondata di gente adulta, professionale, che lavora come traduttore anche da anni. Ma la gramigna non muore mai. "Cara professoressa, ho scaricato le istruzioni dai materiali di classe. Grazie per queste preziose indicazioni iniziali e grazie in anticipo per il sostegno e la disponibilità nel lavoro che ci accingiamo a svolgere. Disse sistemandosi la forcina rosa con il fiorellino laccato celeste.
Pubblicato da LaLocandiera | Commenti (1) Tag: donne, triesteMagazine Società
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