Magazine Diario personale
E poi c'è un bambino. Quello che hai conosciuto senza motivo, che ha attraversato la tua strada per sbaglio, diresti tu.
Non dovevi essere li, mentre lui passava. Dovevi essere altrove a curare il tuo giardino, oppure a versare lacrime inutili.
Invece no. Lui si è parato davanti vestito con una camiciola a scacchi bianchi e blu.
Mi ha perfino sorriso malgrado gli fossi estranea.
E' stato allora che ho fatto una cosa che mai avrei dovuto fare: gli ho toccato i capelli.
Lui ha i capelli più soffici di qualsiasi altra cosa soffice esista al mondo. Una sensazione di morbido che mi è rimasta incollata alla mano, non viene via con nessun sapone.
Nulla lasciava intendere che stesse male. Non il suo volto, non i suoi occhi e nemmeno le sue parole.
Loro si. Loro due avevano il dolore appena appreso che gli colava dagli occhi. Ogni lacrima versata restava attaccata al volto solcandolo profondamente. Il volto ritorto assieme al cuore nel filo spinato.
E io ero li a provare a dare un significato sapendo che non lo avrei mai trovato.
Perchè non ha senso dover morire a sei anni. E non ha senso che chi ti ha messo al mondo debba soffrire così tanto. Non insegna niente, nè a lui nè a loro.
Il coraggio. Forse quello sei obbligato ad impararlo velocemente. Perchè non hai il tempo. Non lo ha lui e non lo hanno sua madre e suo padre.
Lui è coraggioso perchè non sa cosa significa morire e loro non sono alla sua altezza, nell'essere così forti.
Ed io non so cosa ci facevo sulla loro strada. Potevo essere altove a prendermi cura di qualcosa di inutile.
Ma ho toccato i suoi capelli. Erano morbidi... e mi sono rimasti nel cuore.
Forza Alessandro!
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