Questo sono io, avrò avuto si e no dieci o undici anni perché come si vede dalla foto sono ancora in quella fase in cui quando un essere umano è davanti a un obiettivo fa di tutto per essere simpatico, si schermisce dalla propria timidezza con un pizzico di idiozia che qui è ben rappresentata sia dalla posa da dipinto dell’antico egitto che dal serpente di gomma che tengo in bocca, che poi non si capisce bene che cosa ci facessi in gita a Pisa con quel rettile giocattolo. Forse me l’aveva comprato mia mamma per farmi stare buono, ma se me l’ero portato da casa avete tutte le buone ragioni per prendermi in giro nei commenti.
Ma se confrontate questa foto con quest’altra, con la maglietta a righe orizzontali verdi con le maniche tirate leggermente su, che sarà di un anno dopo, potete notare il balzo di crescita. Anche un po’ nello sguardo, faccio così con gli occhi perché è finito il tempo dei balocchi e siamo già in odore di ormoni. E che odore. Potrei andare avanti così per ore, anche con quest’altra foto in cui fumo un sigaro a quattordici anni alla cresima della figlia dei migliori amici dei miei, è ovvio che si tratta di uno scherzo se no nessuno l’avrebbe documentato, tanto meno mio padre. Questo perché vorrei passarvi il messaggio che tutto sommato sono una brava persona, ho trascorso un’infanzia normale e forse le occasioni in cui mi sono comportato male si contano sulle dita di un paio di mani, massimo tre.
Per esempio quando con l’amico Mario, con cui si cazzeggiava alla grande anziché preparare gli esami a lettere, facevamo esperimenti sociologici come far finta che lui era il mio accompagnatore e io lo psicopatico che minacciava di volersi gettare dal finestrino del locale in corsa sotto lo sguardo perplesso degli altri passeggeri. O trascorrere ore nei bar popolati da pensionati mattinieri a litigare in linguaggi inventati fino ad alzare la voce e venire alle mani, cercando di non tradire con le risate la nostra attività di ricerca sul campo. È che io come qualcuno di voi ho una faccia di quelle che sembrano dirti sempre che gli dispiace di disturbare, e quelle poche volte in cui noi perennemente pronti a chiedere scusa non lo facciamo rischiamo grosso perché prevaricare non è nel nostro registro. Mia mamma è così, forse ho preso da lei.
Se non ci credete, provate a chiederle perché non ha mai rimproverato seriamente mio papà di non voler acquistare una lavastoviglie per la casa di campagna. Se vi è già capitato di leggere da queste parti, mi riferisco proprio a quella casa che non c’è più da quando quel cretino evasore totale di mio cognato se l’è portata via con un colpo di genio criminale avallato dalla nostra natura remissiva, e ora il posto in cui ho passato tutte le estati da zero a quattordici anni è di proprietà della banca da cui è stata ipotecata. Ma tornando alla storia della lavastoviglie, mio padre si è sempre opposto all’acquisto. E lo ha fatto con il suo modo insopportabile di rimandare, ha sempre detto che prima o poi l’avrebbe comprata ma c’era il grosso ostacolo che in quel paese dell’appennino trovare un idraulico disponibile in breve tempo e in grado di collegare l’elettrodomestico alla rete idrica sarebbe stato impossibile. Così finisce la storia della lavastoviglie che non c’è mai stata, in una casa che non c’è più.
Ma in quei venti anni in cui tutti speravamo nel deus ex machina che sconfiggesse la testardaggine contadina di mio padre e salvasse le mani di mia mamma dai detersivi, lei ha lavato piatti per tutto il tempo dei nostri soggiorni in campagna, anche quando portavamo amici, fidanzate, parenti a casa. E vi giuro che spesso mi sono offerto di sostituirla e le ho risparmiato quella ulteriore fatica a suggello della preparazione del pranzo o della cena, tanto che ancora oggi quando capita di trovarmi in un appartamento privo di lavastoviglie, con amici o con parenti, mi offro volontario, proprio come in questo momento.
Sono una nullità in cucina, è un ambiente in cui non posso dare nessun apporto se non a fine pasto, con spugnetta e detersivo. Ho affinato una tecnica velocissima in grado di raggiungere risultati sorprendenti con il minimo spreco di acqua calda e in tempo record, se volete vengo a casa vostra a farvi una dimostrazione e magari vi porto le foto di me da ragazzino con il serpente in bocca o mentre imito Fonzie che non sono riuscito a pubblicare perché in realtà non sono nemmeno digitalizzate, sono in un trumò di mia mamma e quando è tanto che non le guardo, come ora, cerco di ricordarle come posso e poi mi si aprono collegamenti a catena che nemmeno potete immaginare.