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C’è un nuovo arrivo nel quartiere

Creato il 10 giugno 2015 da Media Inaf
La galassia NGC 5253 vista da Hubble Space Telescope.

La galassia NGC 5253 vista da Hubble Space Telescope.

Se ne stanno avvolte in una calda nube di gas poco distante dalla nostra galassia: oltre un milione di giovani stelle in formazione. A scoprirle un gruppo di ricercatori dell’Università di Tel Aviv.

L’ammasso stellare è sepolto all’interno di una nube di gas rinominata Cloud D, nel cuore della galassia nana NGC 5253. Sebbene si tratti di un cluster un miliardo di volte più luminoso del nostro Sole, è appena visibile, nascosto da un denso ammasso di gas bollenti e polvere. Contiene oltre 7.000 stelle massive di classe O, fra le più brillanti e massicce esistenti.

«Cloud D si sta rilevando essere un’efficiente fucina di stelle e polvere», spiega Sara Beck del dipartimento di astronomia e astrofisica dell’Università di Tel Aviv. «La nube ha dato vita a un ammasso di dimensioni considerevoli e le stelle hanno generato una quantità di polvere senza precedenti».

«Eventi straordinari e insoliti stanno accadendo a un ‘tiro di sasso’ da casa nostra», prosegue Beck. «Come astrofisici siamo abituati a supporre che, fino a prova contraria, la base dei processi di formazione stellare sia la stessa ovunque, ma qui stiamo assistendo alla formazione di un ammasso globulare vicinissimo alla Via Lattea. Un processo che nella nostra Via Lattea è terminato dieci miliardi di anni fa».

Secondo i ricercatori, NGC 5253 è patria di centinaia di grandi ammassi stellari. Il cluster più spettacolare, avvolto nella densa Cloud D, ha solo tre milioni di anni e quindi straordinariamente giovane in termini astronomici.

«Questa scoperta non è un fortuito caso isolato – aggiunge la Beck – ma frutto di un lungo lavoro iniziato nel 1996 dedicato alla formazione degli ammassi stellari. Non abbiamo ancora tutte le risposte quindi è indubbio che la strada è ancora lunga».

Non solo ma Cloud D potrebbe essere spazzata via dall’esplosione di supernova, per questo il team di ricerca la monitora costantemente grazie ad ALMA.

Fonte: Media INAF | Scritto da Davide Coero Borga


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