Ciascuna LGSU utilizza un laser in fibra di nuova generazione, appositamente sviluppato da ESO e prodotto dall’industria. La LGSU consente di generare e controllare la Laser Guide Star: il laser a 589nm, eccitando il Sodio della mesosfera terrestre, produce una stella artificiale ad uso dei sistemi adattivi del telescopio. Le stelle artificiali multiple sono usate come stelle di riferimento dai sistemi di ottica adattiva di nuova generazione, che possono così essere usati anche in assenza di stelle sufficientemente brillanti, che altrimenti coprirebbero solo l’1% del cielo osservabile.
Alla realizzazione partecipa anche l’INAF, come ci spiega Mauro Centrone dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Roma «Una grande fiducia è stata riposta nelle nostre capacità da parte di ESO e di Domenico Bonaccini Calia, che ha guidato lo sviluppo del nuovo laser ed è il System Engineer della 4LGSF; il desiderio sempre costante di essere all’altezza della sfida proposta; un profondo e sincero entusiasmo condiviso con Antonio Cerruto e Andrea Ricciardi della ditta ASTREL, alimentato dalla elevata professionalità dei colleghi dell’ESO con cui abbiamo collaborato sono stati gli ingredienti che ci hanno permesso di realizzare la Laser Pointing Camera, uno strumento sviluppato secondo gli standard tecnici e manageriali di ESO, semplice ma difficile al tempo stesso, che in una manciata di secondi è chiamato a “mettere rapidamente pace” tra il puntamento del laser e quello del VLT, e a rivelare le qualità delle stelle laser prodotte».
La “laser pointing camera” (LPC), realizzata dal gruppo tecnologico dell’INAF – OAR, consente di puntare rapidamente e contemporaneamente le 4 stelle laser con una precisione < 1 arcosecondo, usando le coordinate della sfera celeste, e al tempo stesso di misurare la fotometria e le caratteristiche della LGS. La LPC compensa le differenze di puntamento dovute alle strutture optomeccaniche del sistema di lancio e del VLT. Montata sul top-ring del VLT-UT4, verrà usata sistematicamente durante le osservazioni e consentirà di ridurre gli overhead osservativi.
«LPC – continua Mauro Centrone – è un Fast Track Project, un esempio concreto di come si possa arrivare ad un risultato che lascia il segno, in termini di strumenti utili alla comunità astronomica, solamente grazie alla collaborazione tra gruppi di ricerca di diversi istituti e con il contributo importante di una impresa esterna. Sono molto soddisfatto del lavoro svolto in équipe, nonostante le difficoltà legate ai tempi ridotti e agli immancabili imprevisti».
Quando nel 2016 sarà terminata l’Adaptive Optics Facility, il telescopio UT4 diventerà un telescopio completamente ‘adattivo’, utile a correggere dall’effetto della turbolenza atmosferica le immagini prodotte da tutti i suoi strumenti, anche grazie all’installazione di uno specchio secondario sviluppato in collaborazione con l’industria italiana.
Per maggiori dettagli: www.eso.org/public/italy/announcements/ann15034/
Fonte: Media INAF | Scritto da Francesco D'Alessio