..è questo vento che non ne vuole sapere di smettere e continua a rimbombarmi nelle tempie, facendo apparire quelle vene pulsanti.Sono vene che si stanno espandendo a ragnatela, sono violacee, nere e ramificate sino a cambiarmi i connotati. Sono vene che hanno paura, mentre mi aggiro per la casa come una bambina che improvvisamente si è trasformata in una vecchia strega curva e china sulle quelle cinque parole. Cinque parole che mi hanno cambiato la vita ed ora non è più come prima di averle udite. Ora il corso degli eventi ha preso il comando delle nostre quattro vite in croce. Ancora una volta ho urlato e pianto, mi sono strappata i capelli bianchi per non vedere che il tempo è già trascorso e l’ho sprecato sbattendo le porte, ma a nulla è servito e ne sono consapevole. Mi metto una sciarpa di lana al collo ancora bloccato, così come lo è il mio corpo, lacero e sanguinante per quelle cinque parole che mi risuonano nella testa ad intervalli regolari di due minuti. Come salvarci? Metto le mani sugli occhi per non vedere, sulle orecchie per non sentire, sulla bocca per non gridarlo ad altri che hanno già i cazzi loro ai quali pensare. Ci giocherei non so cosa che mi direbbero che non sono la prima e non sarò l’ultima ad ascoltare quelle parole. D’altra parte quest’anno di merda è cominciato male e sta continuando peggio, ma se mi giro e guardo la siepe che pare staccarsi da terra per quel vento cattivo, forse penso che anche lei sta combattendo per non cedere. E’ un suono assordante quello di stamane, dovevo avere la torta pronta da dare a mia figlia per portarla a scuola e festeggiare con i suoi compagni il suo decimo compleanno. In verità li compie domani 2 Aprile, ma domani saranno tutti già a casa per l’inizio delle vacanze pasquali. Oggi lei ed un suo compagno festeggiano i compleanni. Ma io mi sono dimenticata di prepargliela ieri, stamattina di corsa sono andata in pasticceria a prenderne una e l’ho fatta avere al bidello G. detto Brontolo. Non è la stessa cosa: è il primo anno da quando è nata che non le preparo io la torta per la scuola, ma sono state quelle maledette cinque parole che continuano a prendersi gioco di me e a farmi gli sberleffi. Sono state loro ed il vento che mi hanno portata in un’altra dimensione dove non ho la bussola e non sono vestita in modo adeguato. La vita è una gran fregatura e noi stiamo qua a preoccuparci degli indici di ascolto e dei “mi piace”, quando un disgraziato come tanti, ammalato di depressione e chissà cos’altro, ha fatto morire se stesso ed altri 148 esseri umani. E mentre penso a lu ie ai suoi genitori, rivedo il “mio prima” quando non c’era il presente e mi si annebbia la vista e non sono io, no non è successo a me! Io che ho scritto molto su questo argomento, non immaginavo di poterlo provare sulla mia pelle…. E non è successo niente di nuovo, niente che non potesse succedere a qualcun’altro ma stavolta è successo a me, a noi, al mio centro di gravità. La mia nuova vita parte da adesso, e saprò sempre che c’è stato un prima e un presente da affrontare, come non lo so. E’ inutile e non serve a farmi più bella, che io mi racconti che lo affronterò con forza e coraggio, non lo so se stavolta ci riesco. Lo devo fare, me l’hanno già detto e immagino che deva essere così. Non mi prendo in giro dicendo che ci proverò, ma so che niente sarà mai più visto e ricordato come quando c’era il mio “prima” e non so se avrò anche il “mio dopo”. Cosa fanno di sbagliato le persone buone ed oneste, se non amare chi non lo merita? Perchè vengono punite da questa svampita di vita che quando ti lasci un pò andare ti prende per i capelli e per il bavero della giacca e ti costringe a fermare il tempo e a voltarti indietro? Cosa faccio oltre a piangere e a prendermi le colpe, come dipendesse da me ed io avessi potere sulle vite altrui? Per oggi non ho più lacrime da versare, solo due occhiaie spaventose che devo mascherare con il copri occhiaie per non farmi trovare così dall’orologio che batte rintocchi preziosi che mi riportano al week end trascorso e a quelle maledette cinque parole. Domani non esiste, oggi è trascorso, ieri è stato tutto inutile, nulla sarà mai e poi mai più al proprio posto. Comunque andrà i miei occhi rivedranno questo film, e le mie orecchie per molti e molti anni riudiranno quelle vocali e quelle consonanti messe assieme per provare a distruggerci. Non possiamo nulla, solo attendere, solo capire e sperare, solo affrontare e pregare se ancora riusciamo. Io sono impotente e la testa non è più attaccata alle spalle ma vaga da sola senza meta per un viaggio lungo e faticoso.
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