C’è un Terzi dentro di noi?

Creato il 27 marzo 2013 da Albertocapece

Prima occorre superare la sorpresa. Intendo lo sbigottimento di apprendere che c’è anche chi considera inopportune le dimissioni di un ministro degli esteri tecnico, ma incapace e futilmente intento a costruirsi una carriera politica. L’unica sorpresa è che questo personaggio dedito a raccontare le più sfacciate bugie anche nell’ultimo discorso da capo della diplomazia, non sia stato costretto a lasciare la poltrona un anno fa di fronte all’evidente incapacità e anche alle miserabili manovre mediatiche per conquistarsi uno spazio che tra l’altro hanno anche danneggiato le trattative per i marò.

Dicevo, una volta superato lo sbigottimento di vivere in un Paese in cui le dimissioni, anche quelle più sacrosante,  sono sempre un trauma sul quale ci si riesce a dividere politicamente, l’abbandono di Terzi sembra il giusto epitaffio per un governo di esperti, competenti e acclamati professori che in realtà ha rivelato l’inconsistenza di una classe dirigente cooptata e nemmeno sfiorata dalla brezza meritocratica. Dalla incredibile farsa dei marò, alla vicenda degli esodati, alla incapacità di difendere il Paese di fronte alle demenziali filosofie europee e agli interessi di Berlino, alla confusione e incertezza con cui molti problemi sono stati affrontati fino all’infingardaggine con cui si sono continuati a tessere i rapporti di potere e di affari: tutto parla di una irredimibile mediocrità.

Finché la pochezza rimane dentro un milieu politico che bene o male è strutturato dentro un sistema di interessi di apparato e di consenso in qualche modo omogeneo alle anomalie italiane, essa rimane poco visibile  e paradossalmente viene persino nascosta dalle esplosioni di scandali e ruberie che sono il danno collaterale della mancanza di idee, progettualità e prospettive. Ma diventa evidente quando a prendere direttamente le redini sono i consigliori, gli intellettuali di riferimento o di contrasto, gli accademici di conforto essa risalta a tutto tondo.

Ora il problema è di capire se questa mediocrità riflette quella del Paese o è  confinata dentro la piccola galassia di potere che da Berlusconi a Confindustria, dalle cooperative ai sindacati, da Mediobanca al Vaticano, dai giornaloni alle televisioni  costituisce il groviglio italiano, senza dimenticare l’influenza sottotraccia della criminalità organizzata. Se insomma i cittadini si aggirino disorientati e incazzati tra le macerie o ne siano essi stessi parte. Se non c’è anche un Terzi nel nostro super io.


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