C’era quella cosa

Da Melusina @melusina_light

C’era quella cosa importante da fare.
Cominciò a rigirarsela nella testa ancora sotto il buio del cuscino, poi ne riconobbe il sapore nel dentifricio e il bruciore negli occhi insaponati.
Gli ronzava in un orecchio come un insetto, si divincolava nel fumo del primo caffè.
Per la strada si aggrovigliava al mazzo delle chiavi in tasca, un attimo dopo incespicava in una cartaccia in volo radente sul marciapiedi nell’aria di marzo.
Se la ritrovava davanti su fogli di vecchi quaderni, impigliata come uno sbavo di inchiostro sulla punta della penna. La inseguiva negli occhi di chi gli parlava, nascosta dietro senza farsi trovare. Gli interrompeva le parole faticose con cui rispondeva, obbligandosi a non distrarsi.
C’era una cosa.
Alla cassa del bar tintinnava metallica con i centesimi del resto, poi si accartocciava nello scontrino.
Per tutto il pomeriggio gli percorse vie senza uscita dentro la mente, scontrandosi con ovvietà più sopportabili e sgusciandone via verso altri labirinti a fondo cieco.
Appesa di storto sulle spalle del cappotto camminò con lui nelle strade grigio-azzurre dell’imbrunire. Girava lo sguardo a spiarsela addosso riflessa nelle vetrine, ma era solo per ritrovarsela tra i piedi quando si bloccavano nervosi a un semaforo.
Per un attimo soltanto gli parve di leggere qualcosa, un indizio, su un muro d’angolo, tratteggi incerti come graffiti di pietra su pietra. Ma un istante dopo era già più buio e le luci delle auto la risucchiarono via.
Davanti a un portone socchiuso – e, dentro, una scala – fu tentato di pedinarla, ma non era certo fosse proprio lei. Si fermò comunque lì davanti ancora un po’ per girarsi attorno a rievocarla, scrutandosi il fondo delle tasche e interrogando in viso i passanti di profilo.
Aspettò fuori da un ristorante, poi da un cinema, poi da un parcheggio, poi sotto un cartello con molte direzioni, più di quelle cardinali, molte di più.
Aspettò nel buio del cielo nero di città, fino a perdersi come un’ombra senza più nome né storia, solo lui e il suo senso di perdita – malattia se non addirittura lutto – perché c’era quella cosa importante da fare, e da tanti, troppi anni non riusciva a rammentarla.

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Contributo all’eds della donna Camèl, insieme a:
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