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C’era un volta il boss

Creato il 16 marzo 2012 da Speradisole

C’ERA UN VOLTA IL BOSSC’ERA UNA VOLTA IL BOSS

C’era un volta il boss mafioso che costruiva i rapporti con gli esponenti della politica. Andava a palazzo a trattare, o ai ristoranti a mangiare insieme ai politici e contrattava, o magari li invitava sugli yacht a pescare e concludeva affari, a base di mazzette o altro.

Poi è arrivato Berlusconi, le cose sono cambiate e la trattativa ha perso ogni interesse. E’ accaduto negli anni di Forza Italia e Partito delle libertà.

Con Berlusconi siamo entrati in un tempo in cui le persone che sono organicamente collegate alla mafia, vedi Cosentino, Papa, Dell’Utri e vari soci, hanno preso un posto nelle istituzioni.

Fanno parte di partiti compatti e siedono in Parlamento. Attraverso i giornali “amici” si ricostruiscono un’immagine e difendono la loro intoccabilità.

A pochi saranno sfuggiti i baci e gli abbracci a Cosentino quando la Camera ha votato contro il suo arresto e a tutti è stato chiaro il fatto che la mafia era parte attiva del Governo e del Parlamento, quando Berlusconi e Dell’Utri, insieme, proclamarono eroe Mangano.

La mafia da almeno 15 anni è organica al Parlamento ed alle istituzioni, non ha più bisogno del boss che vada a Palazzo a trattare, a Palazzo ci sta seduta.

La vicinanza con le organizzazioni mafiose perciò non è più un problema, ma è diventato un punto di forza, per quel partito politico che li assorbe. La mafia porta pacchetti di voti e fa vincere le elezioni.

Quello che si è compiuto negli anni berlusconiani è stato un cambiamento decisivo nei rapporti tra Stato e mafia. Ma nulla viene fatto senza uno scopo. Si portano via i nostri soldi. La mafia fa affari “puliti”, alla luce del sole. E il paese resta muto, inerte, di fronte a questo immane pericolo.

L’abolizione del reato di concorso in associazione mafiosa è un logico passaggio verso questo cambiamento. Altrimenti mezzo parlamento dovrebbe essere in carcere ammanettato.

Non se ne parla abbastanza. Non si comprende la violenza che lo Stato sta subendo da parte della mafia e non si valutano fino in fondo le conseguenze.

Entrando nelle istituzioni la mafia si è impadronita del paese, fa affari e non paga, reclama soldi. Fa parte degli evasori, di quelli che rubano a chi onestamente paga le tasse, compie concorrenze sleali facendo fallire gli imprenditori onesti, sta diventando una forza incredibile sostenuta anche da certa stampa che ne ripulisce l’immagine.

Anche da parte di questo Governo si ha troppa paura di irritare Berlusconi ed i suoi e troppa sicurezza si ha, dall’altra parte, di poter contare sul senso di responsabilità di Napolitano e Bersani.

Scrive Santo della Volpe. «Intanto il mondo degli affari si scopre sempre più invaso dalle mafie e dalla criminalità mettendo a serio rischio l’economia legale; mentre, contraddittoriamente, con la sentenza della Cassazione su Dell’Utri, si prende a picconate proprio quel reato di “concorso esterno in associazione mafiosa” voluto da Falcone e Borsellino per contrastare i legami tra mafia e politica, tra cosa nostra ed il mondo dell’economia». E’ un dato di fatto.

A Genova si svolge la XVII giornata della memoria delle vittime della mafia. Ora le vittime siamo tutti noi, che abbiamo consentito che un Governo per 15 anni si adoperasse perché la mafia diventasse parte delle istituzioni. Sì, le vittime siamo tutti noi ai quali la mafia sta togliendo la vita.

C’ERA UN VOLTA IL BOSS



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