Forse è un po' troppo facile eleggere Peeta come il miglior personaggio di Hunger Games. Sicuramente, da parte mia, non è obiettivo e tuttavia non posso farci alcunché: ne sono convinta (e innamorata).
Pur essendo uno dei personaggi principali della serie, occupa quasi sempre una posizione di secondo piano emergendo solo in pochi frangenti e, soprattutto, durante i Giochi. Quindi fa la parte del leone ne La ragazza di fuoco per poi, scintillare tra fiamme e ombre nel capitolo conclusivo.
Ma ditemi: c'è qualcuna a cui non si è stretto il cuore quando Peeta ha pubblicamente dichiarato di essere innamorato di Katniss? Impossibile credere che si trattasse solo di strategia. Il suo amore per Katniss è tale da tenerla a distanza tutta una vita e da tentare ogni genere di follia per proteggerla.
Più grande in lui è il senso di Giustizia, una giustizia che non ha nulla a che vedere con le leggi dell'uomo e sono, invece, dettate dall'anima. La sua è una morale così trasparente e meravigliosa da renderlo simile ai principi delle fiabe.
A questo punto verrebbe da pensare che non sia un personaggio credibile: insomma, è l'incarnazione delle banalità; troppo perfetto, direbbero alcuni. E invece, no. D'altra parte non vi è luce senza ombra e le sue sono piuttosto delle tenebre.
Colpisce, sulle prime, la fredda considerazione sul valore della propria vita: «A casa non c'è nessuno che mi aspetti». Poi, arrivano le ferite che lo portano a un passo dalla morte. Certo, fa la figura del ragazzo impacciato, dotato di una forza fisica straordinaria, ma incapace di difendersi, di lottare, di uccidere.
Tuttavia, è l'unico ad avere (almeno così mi è sembrato) una visione quasi completa degli schemi dell'enorme gioco politico di Panem. Dietro ogni sua parola e ogni suo gesto, si intravede la consapevolezza, quasi una capacità di predizione, che lo ha reso ai miei occhi il centro propulsivo di tutta la saga oltre che un personaggio da amare.
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Peeta Mellark
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