C’era una volta un tizio, mio ex fidanzato, ossessionato dal passato…il mio. Stava sempre lì a chiedere, a rimuginare, a interrogarsi, a scassare le palle a me e a se stesso. Da un lato io, abbastanza introversa (non per nascondere cose spiacevoli ma per DNA), dall’altro lui, sempre in cattedra e a pretendere che raccontassi nei dettagli ciò che avevo fatto, visto, incontrato o amato negli anni precedenti al suo “avvento”. “Siccome stiamo insieme – diceva – dobbiamo raccontarci tutto, non nasconderci niente”. Perfettamente d’accordo, sono anch’io convinta che la sincerità sia la base principale di un sano rapporto di coppia. Peccato che io non avessi nulla da raccontargli del mio passato, primo perchè era il “mio” passato, secondo perchè con la nostra storia, in quanto “avvenuto/compiuto/andato/trascorso” non c’azzeccava niente. Per carità, se lui chiedeva, io rispondevo. Ma era ben lungi da me l’idea di fare una lista completa dei punti fondamentali del mio ”io precedente” con l’obiettivo di raccontarglieli a mo’ di tesina per gli esami di maturità. Per me il passato è un cassetto preziosissimo in cui conservo tutte le cose, piacevoli e spiacevoli, che mi hanno insegnato o dato qualcosa da utilizzare nel presente. Una riserva di moniti o consigli per affrontare il resto. A ciascuno il suo cassetto. Io il mio non lo tengo chiuso, chiunque ci può sbirciare dentro ma senza invasioni e con molta delicatezza. Allora mi chiedo: “Quello che abbiamo fatto/detto/pensato nelle nostre “vite precedenti” può essere di fondamentale importanza nella vita di coppia o no? Le nostre azioni, i nostri pensieri, le nostre parole, i nostri incontri, si devono per forza sottoporre al vaglio del nostro compagno/marito/fidanzato, o è un passaggio che si può evitare? La sincerità è sacrosanta, ma la fiducia e la discrezione conteranno pure qualcosa. O no?
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