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C'era una volta in Francia

Creato il 18 marzo 2010 da Pagu
C'era una volta in FranciaSono indeciso. Sono indeciso su come impostare questo post, che detto così è anche un bel gioco di parole. Il problema non è il soggetto. No, quello l'ho già scelto da tempo. Voglio parlare di "Il etait une fois en France" (C'era una volta in Francia). Un fumetto, o meglio una serie a fumetti, straordinaria, purtroppo non ancora pubblicata in Italia, ma che presto lo sarà. E lo dico, non tanto perché ho fonti certe, anzi non ho nessuna idea se qualcuno si sia interessato alla sua pubblicazione nel nostro paese, quanto perché sono convinto che non possa passare inosservato. In Francia già dal primo volume, ne sono usciti tre dei sei previsti, ha avuto un grandissimo successo venendo acclamato come una delle più belle serie di questi anni. Tornando alla mia indecisione, il problema è che ne vorrei parlare per ore di "Il etait une fois en France", ma dovrei scendere in particolari, descrivere lo svolgimento della storia, che tra l'altro non è ancora finita, e anticipare troppe cose (spoilerare, insomma! ... si può dire così?! Boh!), almeno a chi non l'ha ancora letto e vorrebbe farlo, rovinando molto della bellezza del fumetto. Se c'è una cosa che proprio non sopporto è leggere una recensione di un libro, di un film o di qualunque altra cosa e vederne svelati tutti i punti cruciali. Una volta ho letto su di un giornale un articolo su “Train de Vie” che ne rivelava addirittura il finale. Ora, chi ha visto il film, capirà che guardarlo sapendo già il finale è come scartare un pacco regalo conoscendone il contenuto. Perde tutto il suo fascino. Per questo motivo cercherò di non addentrarmi troppo nella trama, ma di trasmettere la bellezza di questo fumetto.
C'era una volta in FranciaIl etait une fois en France racconta la storia di Joseph Joanovici, personaggio ambiguo e scaltro che fece la sua fortuna durante l'occupazione tedesca della Francia. Ebreo rumeno, orfano e analfabeta, scappato al Pogrom russo del 1905 e rifugiatosi a Clichy, da umile rigattiere analfabeta riuscì a costruire un imponente impero industriale e a diventare uno degli uomini più potenti di Parigi. Ritenuto da alcuni un eroe, da altri un criminale, giudicato collaboratore e allo stesso tempo membro della resistenza, Joseph Joanovici è stato tutto questo e molto altro ancora. Non troverete mai il suo nome nei libri di storia, eppure se c'è un uomo che è stato al centro della recente storia francese, è proprio lui! Nella premessa al fumetto, gli autori precisano che le vicende narrate, benché prendano spunto da fatti realmente accaduti e coinvolgano personaggi storici realmente esistiti, sono frutto delle “speculazioni” di Fabien Nury, abilissimo sceneggiatore. Il titolo che richiama il famosissimo film di Sergio Leone “C'era una volta in America” non è certo scelto a caso. Il fumetto ha la stessa atmosfera della gangster story di Leone, la stessa intensità. Inoltre entrambi descrivono l’ascesa al potere di due uomini che dal nulla, e senza guardare in faccia a nessuno, arrivano ad arricchirsi e a raggiungere i loro scopi utilizzando qualsiasi mezzo a loro disposizione.
Il primo volume si apre nel 1905 in Romania. Un bambino è nascosto sotto il porticato di una casa. Accanto a lui una ragazzina più o meno della stessa età. Da quel punto assisteranno inermi e in silenzio all’uccisione di tutti gli abitanti del loro villaggio da parte dei soldati dello Zar russo Nicola II. Quel bambino è Joseph Joanovici e la ragazzina accanto a lui è la sua futura moglie Eva. Da lì in poi il fumetto procede per flashforward e flashback altalenanti. La storia di Joanovic ci viene mostrata attraverso un continuo salterellare nel tempo. Frammenti della sua vita, in un andirivieni tra passato e presente, scorrono davanti ai nostri occhi formando un puzzle i cui ultimi tasselli saranno svelati soltanto alla fine. La seconda scena di questo puzzle è datata 1965. Ci troviamo a Clichy dove un uomo vecchio e malato è disteso a letto. Accanto a lui una donna dai capelli bianchi ma visibilmente più giovane. L’uomo si sveglia di soprassalto, spaventato, come destatosi da un terribile incubo, ma il brutto sogno non è ancora finito. Fuori all’angolo della strada, in un bar, il giudice Legentil sta aspettando. Attende il momento giusto, il momento che insegue da diciotto anni. Fin dal 1947 quando, ancora giovane, dava la caccia ad un pericoloso criminale accusato di collaborazionismo con i tedeschi e di altri misfatti. Il giudice aspetta il momento in cui potrà finalmente mettere le mani su Joseph Joanovici. Eccoci di nuovo sbalzati indietro nel tempo fino al 1920. Un giovane Joanovici viene assunto come manovale a Clichy dallo zio della moglie,C'era una volta in Francia proprietario di un ferrivecchi. Da quella piccola bottega di rottami, Joanovici, sfruttando la sua astuzia, la sua caparbietà e scaltrezza, doti di cui farà ampio sfoggio durante tutta la sua vita, e senza alcuna remora di sporcarsi le mani in affari poco puliti, fonderà le basi del suo impero industriale fino a diventare, durante l'occupazione tedesca, l'unico fornitore di metallo di tutta la Francia.
Agli occhi del lettore ne risulta la figura di un personaggio ambiguo, ambivalente, difficilmente classificabile. Un benefattore dal cuore di pietra, un eroe disposto a sacrificare tutto per salvare sé e la sua famiglia, ma allo stesso tempo un fedifrago senza scrupoli morali, pronto a tradire non solo la moglie ma anche la patria pur di rimanere a galla. Un sant’uomo agli occhi di molti, un pericoloso criminale per la giustizia francese. Nury si merita sicuramente i miei complimenti per come è riuscito a mischiare le carte, a non fornire una visione unica e privilegiata del suo protagonista e a confondere i lettori. Joanovici è un personaggio difficile da digerire, una figura scomoda con cui avere a che fare. Non è il classico eroe senza macchia al quale abbandonarsi completamente e seguire fedelmente senza porsi dubbi e farsi domande, ma nemmeno un killer psicopatico che uccide per il gusto di farlo con il quale sarebbe ancor più facile fare i conti. Allo stesso modo non si può dire che sia una di quelle “simpatiche canaglie” che dedicano la loro vita al crimine, ma che in fondo hanno il cuore tenero. No, Joanovic è molto diverso, è un personaggio vero, un uomo che fa delle scelte quando la vita lo porta di fronte ad un bivio, scelte non sempre edificanti e moralmente accettabili, ma che lo caratterizzano nella sua complessità. Con lui non ci si trova davanti ad un personaggio monocromatico, o bianco o nero, o buono o cattivo, Joanovici ha mille sfaccettature. Si può essere portati ad ammirarlo per la sua furbizia, la sua scaltrezza, per il suo impegno e la sua dedizione al lavoro, per come riesce a gestire ogni situazione anche quelle avverse e per come sa conquistare i suoi interlocutori. Alle volte gli si possono perdonare anche alcuni crimini considerando le circostanze, ma, allo stesso tempo, di fronte a certe azioniC'era una volta in Francia di efferata crudeltà non si può che condannarlo. Con Joanovici si vive nel terrore. Si ha il timore di affezionarcisi per paura di essere traditi. Non si riesce mai completamente ad abbandonarsi a lui e ad immedesimarsi nella sua figura, perché ogni volta che gli si concede credito per le sue buone azioni, in fondo si ha la certezza che prima o poi commetterà qualcosa che non potremo sopportare, che calpesterà la fiducia che abbiamo riposto in lui e i nostri sentimenti. Si può parteggiare per Joanovici, ma mai completamente. Benché sia il protagonista e benché la storia sia narrata dal suo punto si vista, Nury è stato abile nel creare un certo distacco dal personaggio conferendogli così ancora più realtà e veridicità.
I disegni di Sylvain Vallée sono la ciliegina sulla torta. Il suo tratto, normalmente di stampo classico, questa volta si discosta quel tanto che basta dalle sue opere precedenti (guardare ad esempio Gil St André) da fornire maggior spessore ai personaggi, rendendoli più incisivi, particolareggiati e veri. Un'ottima prova, quindi, che contribuisce ad aumentare la qualità di questo splendido fumetto targato Glenat.
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