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Avete presente “Teen cribs”, un programma ogni tanto su Mtv con protagonisti ragazzini viziati che vivono in case da sogno con genitori amorevoli e campi da basket tennis golf bowling squash (squash!) e cinema personali?Bene, cancellate tutto perché Ree Dolly, la protagonista 17enne di Winter’s Bone, sta esattamente nella situazione opposta. Vive in un posto che non sembra dimenticato da Dio, ma sembra dannato da Dio, sua mamma è malata e non ci sta con la testa, suo papà fabbrica metanfetamine ed è ricercato dalla polizia e così lei anziché andare a scuola deve occuparsi dei suoi due fratellini. Perdipiù, se suo padre non si presenterà all’udienza davanti al giudice le toglieranno anche la casa.Così lei da sola si mette a caccia del padre scomparso, come in un Alla ricerca di Nemo al contrario. In questa sua disperata ricerca si imbatte in un’umanità varia, tossica e desolata, senza speranze, attraverso un’America country, fredda gelida come Schumacher che festeggia per la vittoria il giorno della morte di Senna, con una fotografia tra Il silenzio degli innocenti, The Road e Twin Peaks. Non è un caso, allora, che in una piccola parte compaia anche Sheryl Lee: sì, proprio Laura Palmer, viva e vegeta tra noi anche se vistosamente invecchiata.
La bellezza di Winter’s Bone è difficile da spiegare a parole. Bisogna viverlo, cogliere tutti i piccoli dettagli disseminati, immergersi nella sua atmosfera da thriller country che ti rimane incollata alla pelle nei giorni successivi la visione.La protagonista Ree è interpretata da una eccezionale Jennifer Lawrence, già in grado di rubare la scena a Charlize Theron in The Burning Plain – Il confine della solitudine e con davanti a sé a un futuro grandioso da nuova… Jodie Foster, che difatti l’ha chiamata per il suo prossimo film da regista “The Beaver”. Nei panni dello zio di Ree è meravigliosa anche la prova di John Hawkes, uno di quei volti che sai di aver già visto da qualche parte e in effetti è così (nelle serie Lost e 24, nel film Me and you and everyone we know) e sai che adesso non te lo scorderai più.Da segnalare pure la promettente regista Debra Granik, al suo secondo film dopo l'invisibile Down To The Bone: ha un occhio attento alle più piccole cose e un gusto visivo di raro fascino.
Il film sta riscuotendo consensi enormi negli Stati Uniti, ha vinto i premi di miglior film e miglior sceneggiatura all’ultimo festival di Sundance ed è il primo della lista tra i film indipendenti per la corsa ai prossimi Oscar. Per l’Italia questa è probabilmente una pellicola dalle tinte troppo country (presentissimo anche nella splendida colonna sonora), troppo America lontana dal glamour, troppo America lontana dall’American Dream per risultare appetibile anche da noi dove chissà se, e quando, mai uscirà.Per fortuna c’è la rete ed è possibile gustarselo in lingua originale (con gli splendidi accenti del Sud degli USA), sottotitolato in italiano.
Consigliato è dir poco.(voto 9)
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