Salve a tutti e benvenuti alla prima, fantastica recensione/raccolta di riassunti di Ungrateful Paul! [applausi e grida del pubblico] Grazie! Grazie! Ho deciso di cominciare con qualcosa di facile, un cartone che probabilmente conoscerete tutti. O forse no, in fondo ho deciso di recensirlo perché Petralia non lo aveva mai visto, una lacuna a dir poco blasfema per una classicista! Inammissibile!
C’era una volta… Pollon è un cartone animato giapponese dei primissimi anni ’80 (1982-1983, per la precisione), la trasposizione televisiva di un manga di Hideo Azuma. Il cartone, ambientato in una versione diciamo "rivisitata" dell’antica Grecia, segue le demenziali avventure di Pollon, la figlia del Dio Apollo, che cerca in ogni episodio di diventare una Dea a tutti gli effetti.
Credo che tutti i bambini e le bambine cresciuti tra la fine degli anni ’70 e l’inizio dei ’90 conoscano Pollon. Questo cartone non ebbe un grande successo in Giappone e all’estero è quasi sconosciuto… tranne che in Italia. Come mai? Boh, immagino che gli italiani siano gli unici a essere così vicini alla cultura Greca da cogliere ogni singola citazione del cartone, ma non così vicini da non farci sopra quattro risate. Sì, sto guardando proprio voi, greci che avete stroncato Hercules. Conoscete il significato di licenza poetica? Quando è uscito Anastasia, i russi mica hanno fatto storie e quello era un cartone ispirato a fatti storici realmente accaduti, non a miti inventati.
“Paolo, senza offesa, smettila di sproloquiare e vai avanti!” –Petralia Alaskana, a.k.a. Regina dei Furetti
Obbedisco. Dicevo, nonostante l’enorme popolarità riscossa in Italia negli anni ’80, mi pare che oggi il cartone sia relegato a un pubblico nostalgico (non a caso è trasmesso su Boing come parte della “febbre a ottanta”, raccoglitore di preferiti dell’animazione di quel decennio) e che oggi venga ricordato al massimo per quella dannata polverina. Avete capito, no? Quella che sembra talco, ma non è. Quella che serve a darti “l’allegria”. Quella che costa 26$ al grammo. Quella che nei primi 50 episodi (su 46) non appare nemmeno. Insomma, per dimostrare a tutti che Pollon è molto più che una semplice baby pusher, riassumerò tutti gli episodi del cartone, postando i riassunti a gruppi di (circa) 5 alla volta. Buon divertimento! E state lontani dalla droga! Tanto neppure quella vi aiuterà a trovare un senso logico in questo cartone!
Episodio 1: La figlia di Apollo “ […] E questo perché in cima a una montagna chiamata Olimpo, quella che vedete lassù, viveva un allegro gruppetto di Dei che, tra un banchetto e un bagordo, un bicchiere di buon vino e una coscia di pollo, controllava amorevolmente dall’alto la vita degli uomini sulla terra.”Prima battuta del narratore, che riassume la trama in soldoni.
Amorevolmente, certo! Come no! Non facciamo in tempo a riprenderci dallo choc di avere come narratore un insetto con i capelli blu e un pennino in mezzo alla testa (che dovrebbe rappresentare l’autore Azuma) che subito ci ritroviamo sull’Olimpo a vedere gli Dei zelantemente impegnati in faccende di ampio respiro e gravosa responsabilità come sbronzarsi, correre dietro alle donne o prendere a mestolate il proprio marito, nel caso di Era. Pollon vorrebbe unirsi alla bisboccia e possibilmente al mestolamento di Zeus, ma il padre Apollo la rimanda dritta a casa: tanto lui è il Dio del Sole, è impossibile che non riesca ad alzarsi in tempo domattina! Così com’è impossibile che Zeus faccia le corna a sua moglie o com’è impossibile che Dioniso si avvicini a un boccale di vino, ecco, quel genere di impossibilità.
Ovviamente Apollo è in ritardo sul lavoro, coi postumi della sbronza, ma pur di non sentire il canto stonato di Pollon, pur di non mangiare il cibo cucinato da Pollon, pur di non essere travolto dagli zoccoli di Dosankos cavalcato da Pollon, decide che forse è meglio correre via il più lontano possibile da Pollon. Apollo timbra il cartellino, ma Zeus lo ha scoperto e decide di licenziare il figlio. Almeno, questo finché Apollo non ricorda di aver visto un capellone barbuto non meglio identificato in atteggiamento amoroso con una ninfa… chissà se Era sa chi… “Ave, divino Apollo, ave! Chi è in testa alla classifica degli uomini più belli del mondo? Ma tu, divino Apollo!” Sfortunatamente Era ha sentito tutto e fulmina il marito. Ripetutamente. Normale amministrazione.
E chi si trova in cima alla classifica degli uomini più belli del mondo? Da notare Zeus al decimo posto e Narciso addirittura al settimo!
Nel frattempo, la “prima sinfonia di Pollon” continua a mietere vittime tra la fauna locale. La più recente, un grosso e brutto uccellaccio mezzo spennato. Ah, ma è Eros, il Dio dell’amore. Ma certo, come ho fatto a sbagliarmi? Eros dà una dimostrazione dei suoi poteri a Pollon, comprensibilmente scettica, facendo innamorare tutti coloro che sono colpiti dalle sue frecce. Eccetto un povero scheletro. Non c’è amore per gli scheletri. Pollon crede che Eros non abbia mai avuto nemmeno una fidanzatina e infatti è così: strano perché, in fondo, non è niente male. Come spaventapasseri. Pollon non sopporta le spacconate di Eros e quindi ruba il carro del sole del padre per dimostrare di essere una vera Dea.
Alla guida del carro, i due finiscono nello spazio e si schiantano contro l’Orsa Maggiore (qui rappresentata da un’orsa in carne e ossa!) che reagisce attaccando i due insieme alle altre costellazioni. Ma sì, dai, perché no? I due riescono a fuggire, ma perdono il controllo del cavallo Dosankos, probabilmente deciso a eliminare quei dannati mocciosi senza testimoni. Fortunatamente, Apollo salva la situazione… a cavallo del destriero della Dea della luna! Che umiliazione!
Il giorno seguente tutto sembra essersi risolto per il meglio e ci viene presentato il nostro primo mito greco: quello di Atteone. In realtà il nome del personaggio nel cartone non è mai rivelato, ma è ovvio che si tratta di lui: vede la Dea Artemide e cerca di farle un ritratto. La Dea non apprezza di capolavoro post-futurista del ragazzo e lo punisce per l’affronto tramutandolo in un papero grazie al POTERE DEL CRISTALLO DI LUNA, VIENI A ME! Pollon prende il papero sotto la sua ala (ahah) e assiste alla scena pietosa di Poseidone che rischia di affogare in una secca. Sembrerebbe che alla fin fine l’unico Dio che fa bene il suo lavoro sia Dioniso. Appresa l’arte del ricatto dal padre, Pollon convince Poseidone a darle i poteri di una Dea in cambio del suo silenzio. Ottenuti i poteri, la bambina perde il controllo, stravolgendo l’ordine naturale delle cose.
Poseidone lega Pollon a una roccia, dicendo che per punizione la darà in pasto ai mostri marini. La piccola capisce di aver sbagliato e promette di non comportarsi più in modo irresponsabile. Apollo e Zeus chiedono a Poseidone di perdonarla, anche perché è ora di pranzo. Ma l’aspirante Dea manterrà la promessa? Ma certo! Ecco perché sta cavalcando Dosankos sul tavolo del banchetto! Ha già dimenticato i buoni propositi, ma cosa può farci? Lei è Pollon!
Episodio 2: Le ali di IcaroDopo aver scoperto che nell’Olimpo c’è un casinò con blackjack e
Un giovane di nome Icaro si lancia da un albero e atterra proprio sul cranio di Eros. Poveretto. Povero Icaro, intendo: nel vedere la faccia del Dio esclama “che Incubo!” Come biasimarlo. Icaro rivela che vorrebbe saper volare come un uccello. Nel frattempo, Eros cerca di uccidersi… o forse di cambiare faccia a forza di craniate, fallendo purtroppo in entrambi i sensi. Icaro chiede a Eros se può aiutarlo a imparare a volare, ma dopo qualche tentativo fallito, Eros decide di provare a chiedere aiuto a suo padre, il Dio Efesto.
Ci viene presentata la rivalità tra Apollo e Efesto, il primo un acceso sostenitore del potere divino, mentre il secondo è presentato come un geniale (ahah) scienziato. I due si sfidano: chi riuscirà a far volare un umano riconoscerà la superiorità del modello dell’altro. Prevedibilmente, entrambi falliscono nell’impresa, mentre Eros arriva alla geniale conclusione che solo chi ha le ali può volare. Ma dove trovare un paio di ali? Mumble, mumble. Eros, non hai caldo con tutte quelle piume? Arriva sulla scena Dedalo, il padre di Icaro, che pur avendo dimenticato le sue battute (deve portarsi dietro il copione e leggerle) riesce a trovare una soluzione, fabbricando con della colla due paia di ali per Icaro e per Pollon. Due paia?! Sì, due paia. Povero Atteone (d’ora in avanti il papero lo chiamerò così).
I due ragazzi sono felici di poter volare, ma poco dopo litigano su chi dei due è più bravo: Icaro strappa le ali di Pollon che finisce in acqua, mentre lui… bé, lo conoscete il mito, no? Icaro si avvicina troppo al sole che lo punisce per la sua arroganza, sciogliendo la colla e facendolo precipitare. Tranquilli, ha una sorte migliore di Eros, a cui crescono due ali da diavoletto per colpa dell’unguento tarocco di Pollon. Che dire, le nuove ali si intonano al resto del corpo! E la sfida tra scienza e fede di Efesto e Apollo? Finita a tarallucci e vino. Letteralmente! E così si conclude il secondo epi.. “CIAO, MAMMA! SONO IO, DEDALO! HO ANCHE UNA BELLA VOCE, VI CANTO UNA CANZONE!”
Episodio 3: Lo Sposo di DafneL’episodio finora più demenziale si apre con la
“Pollon, è da sempre che temevo che mi facessi questa domanda! […] Perché non ti accontenti di un padre? Faccio anche delle ottime uova al tegamino! A proposito, ora che ci penso, tua madre non era niente male, proprio niente male!”
Inizialmente sembrerebbe che la mamma di Pollon sia morta, ma in realtà ha semplicemente lasciato quello sfigato del marito, chi può biasimarla? Il dolore riaffiora e Apollo impazzisce prorompendo in uno sproloquio maschilista molto orecchiabile, indubbiamente lo zenit dell’adattamento italiano: “odio le donne di ogni colore, bianche o nere o tricolore; bionde o rosse, brune o more, sono una piaga quelle signore; odio le donne di ogni fattezza, anche se son una gran bellezza; le odio di qua, le odio di là…” Semplicemente EPICO. Ma non dite a Petralia che ve l’ho detto. Negherò tutto.
Ma torniamo a noi: Eros decide di aiutare Pollon, colpendo Apollo con una delle sue frecce e facendolo uscire dal suo rant maschilista. In questo episodio scopriamo che Eros possiede anche frecce di piombo che impediscono a chiunque ne sia colpito di innamorarsi. Ovviamente Pollon sbaglia e usa la freccia di piombo su Dafne, la donna di cui si è innamorato suo padre. Apollo diventa uno stalker in stile Pepè le Pew, diventando sempre più inquietante, finché Dafne si trasforma in un alloro, preferendo piantare le radici in terra che in casa del protagonista di “Every Breath You Take” dei Police.
Apollo è così depresso che non riesce nemmeno a lavorare, preferendo rinchiudersi in una caverna a piangersi addosso. Gli Dei cercano di aiutarlo, ma è tutto inutile. Neanche Zeus riesce a convincerlo: “L’Olimpo è pieno di ninfe molto più belle di Dafne! Dai, che mi si raffredda la cena! Perché non fai come tuo padre che ne cambia una al giorno?”
Pollon capisce che per far ritornare il senno a suo padre l’unica soluzione è… UCCIDERSI!!! E SI PORTA DIETRO ATTEONE! Ma che diav..? Lo stesso Eros nel doppiaggio dice “Pollon si è UCCISA!” Non "Pollon è stata eliminata", non "Pollon non è più tra noi", non "Pollon è ascesa a un nuovo livello di esistenza cosmica", Pollon si è UCCISA! E così, finisce il cartone…
No, dai, scherzavo. Il cartone non finisce perché Pollon è stata tratta in salvo dallo scienziato Cha Cha Cha, l’unico uomo sano di mente in questa terra di squilibrati. Se lo dice lui. In giapponese si chiama Na Ha Ha e pare sia un personaggio ricorrente nelle opere di Azuma. Pollon chiede se Cha Cha Cha può aiutarla a far tornare umana Dafne, e lo scienziato risponde di avere una soluzione infallibile che funziona una volta su mille… evviva! Dopo aver preso
Manco per il piffero: la miscela di Cha Cha Cha era instabile e ha trasformato Dafne in una cavalla. Ulteriori tentativi di Cha Cha Cha di risolvere il problema fanno degenerare la situazione e anche Apollo si trasforma. Mi fermo qui, non cercherò di descrivere lo scontro tra Apollo l’Anaconda e Dafne il Gorilla Ciclope. O il finale con tutti trasformati in allori. Questo episodio è troppo Random persino per me!
Episodio 4: La rivincita di Narciso“Io ti sono amica lo stesso, anche se sei un piccolo sgorbio!”Pollon al pennuto Eros
Sempre più alto il numero delle vittime del canto di Pollon, la sua linguaccia ferisce anche Eros il quale, depresso a causa del suo aspetto, comincia a credere di essere inadatto al ruolo di Dio dell’amore. Eros si invaghisce di una ninfa chiamata Eco che lo respinge senza tante cerimonie. Eros allora cerca di colpirla con una dalle sue frecce, ma viene fermato da un ragazzo estremamente brutto deciso a difendere la ninfa. Le ninfe iniziano a prendere pesantemente in giro i due ragazzi per il loro aspetto fisico, cosa che infastidisce anche Pollon.
Anche l’altro ragazzo, il cui nome scopriamo essere Narciso, è innamorato di Eco, ma la ninfa non solo lo respinge, non perde occasione per deriderlo. Il ragazzo, che pensa che Zeus lo abbia creato lo stesso giorno degli anfibi, tenta il suicidio (e due!), ma viene salvato da Pollon perché anche i brutti meritano di vivere. Pollon promette al ragazzo che risolverà i suoi problemi e per questo ruba l’acqua magica di Afrodite, con un espediente molto ingegnoso, facendola evaporare dai fiori con dei phon.Narciso è recidivo e tenta di nuovo il suicidio, ma Pollon lo salva ancora una volta, usando l’acqua per trasformarlo in un ragazzo bellissimo.
Tutte le ragazze si innamorano di Narciso, Eco compresa. La ninfa cerca di fidanzarsi con lui, ma Narciso la respinge e la chiama befana, rimproverandola perché giudica le persone solo dall’aspetto fisico. Per la disperazione, Eco tenta il suicidio (ben tre tentativi di suicidio in un solo episodio! Altro che talco!), ma finisce solo per fracassarsi la faccia e a diventare grottescamente brutta. “Il solito colpo di scena” commenta Pollon. Narciso si monta la testa e respinge per puro divertimento tutte le donne che lo amano, insultandole per il loro aspetto fisico. Tutte tentano il suicidio e tutte finiscono per diventare orrende come Eco. Ovviamente ciò fa arrabbiare Zeus, che ormai non ha più belle ragazze a cui correre dietro!
Pollon impara una lezione dal comportamento di Narciso: “Ma certo, Eros. La natura concede ad ognuno di noi, anche se brutto, una bellezza particolare! Nel tuo caso, forse, ha dimenticato qualcosa, ma pazienza!” e decide di risolvere la situazione con l’aiuto di Eros. Il Dio colpisce Narciso con le sue frecce, facendolo innamorare della sua immagine riflessa. Segue la fantastica scena di Narciso che cerca di baciarsi e di dichiarare il suo amore a sé stesso: “Ah, Narciso, sei bellissimo, ti amo con tutto il cuore!” “Anch’io ti amo, Narciso!”
Le fangirls di Narciso non demordono: adesso lo inseguono anche se lui le insulta ed è costretto a scappare. A forza di correre e di sudare, l’acqua magica evapora e Narciso torna ad essere un ranocchio. Narciso si è talmente montato la testa che prende in giro persino il suo vecchio volto!
Narciso allo specchio: “Chi è quel mostro?” La sua immagine riflessa: “Sei tu!”
L’episodio si conclude con Narciso che pianta dei fiori in ricordo della sua bellezza perduta (chissà che fiori sono, mumble mumble. Gerani?) e capendo di aver sprecato il dono di Pollon. E le ragazze brutte? A protestare ai piedi dell’Olimpo! Viva le racchie! Brutto è bello!
Scusate se ho messo troppe citazioni, ma nell’intero episodio ci sono battute stupende!
Episodio 5: L’arco di Eros L’episodio inizia con Pollon che, stanca di anni di soprusi, cerca di uccidere il padre con arco e freccia, perché no. In realtà le cose non stanno proprio così e Pollon ce lo spiega con un lungo flashback. Desiderosa di diventare una Dea volante (evidentemente, si è stancata di andare a cavallo di Atteone e Dosankos), la nostra piccola apprendista chiede aiuto prima al Dio del vento del nord, poi alle muse (qui comicamente rappresentate come delle fangirls che discutono su quale programma vedere alla televisione) e infine a Dioniso, ma nessuno le dà retta. Neppure Zeus ha tempo per la nipotina, troppo impegnato a correre dietro alle sottane.
Pollon incontra Eros, che purtroppo riceve un primissimo piano dalla telecamera. Eros tenta di persuadere l’amica ad abbandonare l’impresa, esponendo le sue teorie maschiliste che vengono prontamente messe a tacere da Pollon, la quale provvede a spedirlo nell’iperuranio/paradiso/empireo/cielo rosa con nuvolette. Un po’ per vanità, un po’ per orgoglio femminista, Pollon ruba l’arco di Eros e decide di sottrargli il titolo di Dio dell’amore. In pochi secondi Pollon combina un disastro, dimostrandoci che l’amore non conosce ostacoli, facendo innamorare vecchi e neonati, donne e cavalli, uomini e uomini. Mmm, sì, mi è chiaro perché certe associazioni hanno preso di mira questo cartone. Altro che talco. Eros si riprende l’arco e a nulla valgono i tentativi di Pollon di farselo prestare, né gli occhioni dolci, né le frustate. Il flashback termina con Pollon che decide di diventare la Dea dell’amore con le sue sole forze, costruendosi arco e frecce.
Apollo, fermatosi ad ascoltare la storia della figlia, è di nuovo in ritardo sul lavoro, ma prima di correre a timbrare il cartellino decide di confiscare l’arco e le frecce di Pollon… peccato che la piccola aveva già preparato e nascosto un vero e proprio arsenale militare con tanto di bazooka, mitra e missili balistici (no, sul serio!).
Zeus evita di fulminare Apollo dopo che il figlio gli combina un appuntamento con una ragazza, che però non ricambia le attenzioni del padre dell’Olimpo. Pollon assiste alla scena e decide di aiutare il nonno nella sua conquista amorosa, scaricando tutto il suo arsenale sulla ragazza. Purtroppo, la mira pessima della bambina non fa che peggiorare le cose e nonno Zeus vorrebbe metterla in punizione quando… ALL’IMPROVVISO UN CICLOPE ARANCIONE A SEI BRACCIA SBUCA DEL NULLA E CERCA DI PAPPARSI ZEUS! Perché no!
Per fortuna Pollon riesce a colpire il Deus Ex Machina con una delle sue frecce: il mostro si innamora di Zeus e diventa inoffensivo, più o meno. Per qualche motivo, Zeus invia Pollon e Eros in missione per trovare il tesoro della Sfinge, apparentemente l’unica cosa che può risolvere la situazione. Ok. Dopo aver chiesto dove si trova la tana della Sfinge a un boscaiolo che passava di lì, probabilmente il fratello schizzato di Cha Cha Cha, i due incontrano la mitica creatura. Scopriamo che la Sfinge è una povera furry che nessun uomo vuole sposare. Pollon risolve l’enigma della Sfinge e la convince a non suicidarsi per la disperazione (ancora?!). Ma ecco che arriva Kheilon, eroe di Kenturus… e chi cavolo è? Stranamente qui i traduttori hanno fatto un pastrocchio: posso capire che non abbiano colto la citazione, relativamente oscura, di Kheiron (che in italiano si chiama Chirone), ma come hanno fatto a non accorgersi che è l’eroe dei CENTAURI?!
Kheiron, Chirone, o come chizzo di chiama, è venuto per uccidere la Sfinge… e vediamo una cosa che finora non avevamo ancora visto! SANGUE!!! Il massacro viene evitato grazie a Pollon, che con le sue frecce dell’amore, crea una splendida coppia di furry! Solo che no, a tirare le frecce è stato Eros: quelle scagliate da Pollon sono finite contro il sedere di Dosankos! L’episodio si conclude con Pollon che diventa finalmente una Dea dell’amore… nei suoi sogni. E Zeus? Bé, è ancora in dolce compagnia del CICLOPE ARANCIONE A SEI BRACCIA CHE PER QUALCHE MOTIVO AVREBBE DOVUTO ESSERE SCONFITTO DAL TESORO DELLA SFINGE CHE NON ABBIAMO NEMMENO INTRAVISTO! E QUI FINISCE IL RIASSUNTO!
Considerazioni finaliOk, una rapida considerazione degli episodi e del cartone in generale. Lo stile di disegno è molto particolare e potrebbe non piacere a tutti. Trovo che le musichette siano molto azzeccate e il doppiaggio italiano indovinato (la doppiatrice di Pollon è PERFETTA per il ruolo). L’unico neo nell’audio è che non sempre gli effetti sonori sono presenti, non so se per colpa dell’adattamento italiano, o se questi effetti erano assenti già nella versione originale: per questo abbiamo gente che suona lire che non emettono suoni o animali che aprono la bocca senza produrre alcun verso. Il cartone appartiene al ricco filone dell’umorismo demenziale giapponese e il livello di casualità a volte risulta eccessivo (vedi episodi 3 e 5). Inoltre, la tendenza dei giapponesi ad abusare una comicità basata su giochi di parole costruiti sull’omofonia rende alcune scene assolutamente prive di senso per un pubblico non nipponico. Gli adattatori italiani hanno salvato il salvabile, ma alcune scene restano incomprensibili perché intraducibili: come la scena di Efesto nella vasca da bagno nel secondo episodio. Sono certo che si trattasse di un pun su qualcosa che aveva detto Apollo, ma di più non saprei dirvi. Detto questo, se apprezzate questo genere di comicità, diciamo, aleatoria, questo cartone vi divertirà sicuramente. Quando il livello di casualità si mantiene sul normale, ne vengono fuori degli episodi veramente belli con una morale istruttiva, come l’episodio 2 e soprattutto il 4, il mio preferito finora.
Sì, sto veramente parlando di morale istruttiva in un cartone con almeno un tentativo di suicidio in tre episodi di fila, dove alcolizzati, stalker e balordi assortiti saltano fuori ad ogni angolo. Pollon (e altri personaggi come Eros e Azuma) capisce che tutti i modelli di comportamento proposti dagli adulti nel cartone sono ipocriti e negativi, dei modelli da non imitare. Nemmeno Pollon è un modello positivo, ma questo è dovuto al fatto che è ancora piccola e non sa ancora quale sia la strada giusta da percorrere per non diventare schiava del vizio come gli altri Dei (Zeus è un marito infedele recidivo, Afrodite è vanitosa, Dioniso pensa solo al vino, Efesto pensa solo ai suoi esperimenti senza preoccuparsi delle conseguenze, Apollo è l’opposto del padre modello e così via). Pollon si autoeduca, facendo lentamente tesoro delle esperienze acquisite e delle lezioni impartite. Perché il mondo non è tutto rose e fiori, Pollon lo sa, ma non per questo si lascia schiacciare dalla sua bruttezza al contrario di altri personaggi che tentano il suicidio perché incapaci di rapportarsi con il mondo e la sua superficialità. E tutto questo in un Olimpo nipponizzato, assurdo, pieno di animali ballerini e brutti pennuti. Cosa si può volere di più?