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C’era una volta una donna che cercò di uccidere la figlia della vicina di Lyudmila Petrushevskaya

Creato il 14 febbraio 2016 da Leggere A Colori @leggereacolori

Informazioni sul libro
Titolo:
Autore: Lyudmila Petrushevskaya
Pubblicato: Einaudi
Collana:Stile libero big
Genere: Narrativa Contemporanea
Pagine:

In libreria dal 16 febbraio 2016

Una città messa in ginocchio da una violenta epidemia; un colonnello visitato in sogno dalla moglie defunta che gli intima di non sollevarle il velo dal viso; una donna pedinata da un tale che sostiene di essere suo marito. Apparizioni, interventi sovrannaturali, incubi e scherzi del destino. Dai Canti degli slavi orientali, le Allegorie, i Requiem e le Fiabe prorompe una galleria di personaggi sulfurei e vibranti. Tratteggiati col piglio inimitabile dell’enfant terrible della letteratura russa. Petrushevskaya ha diviso i suoi diciannove racconti in quattro sezioni. Ognuna delle storie è concisa, puntuale, strutturata con cura, e tuttavia intrisa di molli e disarmonici mutanti degli orrori, come i due ballerini che, in uno dei racconti, sono fusi tra loro in un corpo solo. “Nina mi invitò a casa sua e lì vidi strane cose“, si legge in una frase di una delle favole. Con locuzioni semplici come questa, Petrushevskaya sviscera le bizzarrie che ha preparato per i suoi lettori, lasciando che siano questi ultimi a stabilire ciò che è reale, ciò che è realmente strano, e ciò che è stato ulteriormente deformato dalla prospettiva da “casa degli specchi” dei suoi narratori.

Petrushevskaya è nata a Mosca nel 1938. Sebbene pubblichi racconti da decenni, le sue opere hanno ottenuto soltanto da poco tempo il plauso della critica internazionale. I suoi scritti sono stati ufficialmente osteggiati durante l’era sovietica, benché siano solo in misura marginale “politici” in senso stretto – evidentemente, però, il loro senso di malessere e le inquietanti crudeltà delle case e delle vite russe facevano a pugni con il bisogno statale di visioni che incarnassero l’utopia socialista. Nonostante la poco elevata opinione di censori e creatori di stile sovietici, oggi le sue storie rappresentano una sbirciatina intrigante, attraverso il buco della serratura, su strati e strati della vita quotidiana russa, nella quale i miti pre-moderni crescono, come rampicanti, lungo i lati degli alti caseggiati urbani.




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