È veramente tanto che lavoro a questo post. Insomma, il primo anniversario della singletudine di Cenny mica è roba da poco
Quindi pensavo: “Che scrivo? Di quanto sono felice? Di quest’anno passato? Di quanto mi sono divertita?”
Scrivo che non appena sulla mia posta arriva una mail da WordPress è come se avessi vinto all’Enalotto? Oppure mi dileguo in una serie di ringraziamenti strazianti facendone un post passa- “tempo”??
Poi ho pensato: “Ma questo blog…di chi è?”
E la risposta è stata: “Vostro”
Sostanzialmente il blog non sono io. Io sono solo quella che lo gestisce, che carica gli articoli e dà loro una forma sensata. Ma non sono io che scrivo, è quello che vedo ogni giorno che mi parla, e io lo traduco qui.
Siete voi che mi ispirate, e io mi voglio ispirare come la bambina della pubblicità della Barilla, che da grande si vuole ispirare anche se non sa cosa voglia dire!
Non mi importa quante sarete: se sarete una, nessuna o centomila. Sappiate che per me ogni commento è prezioso, così come ogni singola visualizzazione, ogni singola risatina che so che farete. Mi pare quasi di vedervi a volte. Dietro lo schermo, mentre sorridete per qualcosa che io ho scritto io.
Io, timidona che riesce ad essere così disinvolta solo se davanti ha questa barriera che chiamano schermo.
Ad ispirami durante quest’anno quindi, siete state voi. Ed è per questo che voglio che oggi sia la vos
Non mi stancherò mai di dirlo, ma qui non si parla della figlia di papà bocconiana con i capelli a Raperonzolo che passa sopra tutte le altre per avere la promozione. Si parla di come vi sentite voi quando quella stronza vi sta calpestando con le Manolo Blahnik.
Non si parla di quella che alle scuole medie vi prendeva in giro perché voi avevate i baffi e lei un unico pelo biondo sull’intero corpo. Qui si parla dei vostri baffi
Si parla di voi: che siete normali. Ed è per questo che non si parla di Cenerentola esaltando la sua storia. Perché l’obbligo è di NON parlare di quelli che hanno avuto il lieto fine.
Qui si parla del percorso tortuoso che affrontiamo ogni giorno per conquistarcelo. Ed ogni giorno è maledettamente normale, fatto di routine che sembrano non cambiare mai. Che lo facciamo in tacchi o ballerine, sempre tortuoso è.
Monocolao non suonerà mai alla porta per invitarci ad un ballo. Al ballo dovremmo imbucarci noi: con l’astuzia, la fantasia, qualche sotterfugio. Il lieto fine è un castello che va costruito. E Cenerentola è tutto un dire, perché il castello perfetto c’è già sulla prima scena.
“C’era una volta, in un paese lontano lontano…”
Ecco, questa è una frase che mi fa rabbrividire. Perché il paese dove le fiabe hanno un lieto fine dev’essere per forza lontano lontano?
Non sarebbe più bello: “C’era una volta…in un paese vicino vicino…”
Vicino a noi, raggiungibile a piedi, senza carrozza, senza topini che qualcuno deve trasformare in cavalli. Il nostro paese, la porta accanto.
Ma si sa che la ragazza della porta accanto fa sempre più fatica delle altre. Ed è di lei che vi ho sempre parlato durante quest’anno. Ecco, io sono proprio quella ragazza. Solo che non sono accanto, ma dietro ai vostri schermi.
Quindi guardate bene questo schermo. Adesso chiudete gli occhi , soffiate forte ed esprimete un desiderio. Dicono che il giorno del compleanno si avveri. Lo spero. Perché in fondo i sogni…son desideri.
Un bacio grande a tutte…
…con affetto immenso
Linda-Cenerentola