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C’ero anch’io (e non me ne vanto)

Creato il 07 luglio 2012 da Mrs Garrick

Un altro 7 Luglio al museo. Certo molto diverso da quello del 2005 quando cinque esplosioni hanno squarciato il cuore grande di Londra. Vagoni della metropolitana esplosi nei tunnel in Liverpool Street, Aldgate East, King’s Cross, Edgware Road; un autobus esploso in Tavistock Square, il piccolo francobollo di verde non lontano da Russel Square e dal British Museum. Ci sono andata tante volte a mangiare il mio panino quando andavo a Studiare alla biblioteca dell’università. Ma quel giorno c’erano solo morti, feriti e dispersi. Ancora adesso quando ci passo davanti, mi fa male solo il pensarci.

The destroyed number 30 bus in Tavistock Square, central London, after the July 7 2005 attacks

   The destroyed number 30 bus on 7 July 2005. Photograph: Peter Macdiarmid/Getty

Ma allora io tutto questo non lo sapevo. Che mentre stava succedendo il finimondo, ero di servizio nella galleria degli argenti. Proprio come oggi. E come oggi e facevo quello che faccio di solito: guardavo. Guardavo la vita che scorreva lenta e piacevole in quella che era iniziata come una normale mattina di Luglio. Guardavo e pregustavo la pausa pranzo nel giardino del museo, il mio libro, il sole.  Ma quel giorno è  successo il finimondo. Notizie frammentarie e confuse stavano facendo il giro del museo. Io non capivo. Nessuno capiva. C'era solo una gran confusione. Di una cosa ero certa: qualcosa di grosso, molto grosso era successo da qualche parte. E non era qualcosa di bello.

E poi la catena di eventi. La stazione della metropolitana chiusa. La Polizia che ordina di evacuare gli edifici limitrofi. Tutti, ma non il nostro museo. E quando ho chiesto il perché , un collega anziano mi ha risposto lapidario che evidentemente stare dentro era più sicuro che stare fuori. Come nei cartoni animati, ho deglutito. Rumorosamente. 'Perfetto.' Ho pensato. 'Una bomba fuori dal museo è proprio quello che ci vuole per una che soffre d'ansia!!' E pensavo che mio padre sicuramente stava cercando di contattarmi dall'Italia ed io non avevo neppure il cellulare con me e non sapevo come fargli sapere che stavo bene, almeno di fuori... Non un cellulare che sarebbe servito a molto, visto che le linee erano tutte intasate. Poi alla radio la voce (falsamente) calma del nostro manager che diceva di riunire tutti, pubblico e staff, nella sala più grande del museo. E conoscere a memoria le procedure di emergenza per evacuare l’edificio è  una magra consolazione quando lo si sta facendo per DAVVERO. Ho letto da qualche parte che i piloti degli aerei sono istruiti a modulare la voce in modo tale da suonare rassicuranti anche se l’aereo sta precipitando. Quel giorno avrei voluto  avere quella capacità anch’io mentre invitavo le persone a lasciare la galleria cercando di sorridere mentre in realtà  respiravo a fatica. Che mica potevo dire alla gente che mi chiedeva cosa stava succedendo che eravamo il potenziale bersaglio di un attacco terroristico e non era sicuro stare in una galleria piena di finestre e di teche di vetro per cui era meglio spostarci in un altra sala dove il massimo che può succedere era che ci cadesse il soffitto addosso...! D’altronde, il coraggio non è mai stato il mio forte forte, lo ammetto senza vergogna. La mia massima ambizione sarebbe perseguire l’otium di Orazio. Non potrei mai essere un soldato come la mia supervisor soldatessa part-time. E vi assicuro che c’è qualcosa di profondamente angosciante nel sapersi rinchiusi in un posto sapendo di non poter uscire con una bomba (reale o fittizia) a poche decine di metri. Anche se il posto in questione è il 'mio' bellissimo museo. E in quel momento ho pensato che, in fondo, l’arte non mi piaceva poi più così tanto. Certo non mi piaceva più da morire.

Keep Calm e carry On diceva uno slogan del governo inglese nel 1939 quando, agli albori della seconda guerra mondiale, cercava di invitare la popolazione a mantenere l'ottimismo e non farsi prendere dalla disperazione nel caso di una invasione nemica. E quando nel pomeriggio l’allarme bomba è passato, ognuno è tornato incredibilente alle proprie occupazioni. Me compresa. Ma prima di ritornare al mio posto sono uscita nel sole e ho fumato convulsamente due sigarette di fila. E mi tremavano le mani.


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