“..fanno sacrifici umani..non e’ da cristiani”
Queste due righe sono assolutamente di parte, quindi se odiate Eli Roth passate tranquillamente oltre. Se invece lo amate condividiamo Cabin Fever, opera prima di uno dei pupilli dell’inarrivabile Quentin Tarantino. “Hostel” non esiste ancora, e Eli coproduce, scrive e dirige un filmetto splatter low budget che ad anni di distanza continua a divertire. Il ragazzo ci sa fare, per tutto il film si respira confidenza con la macchina da presa, sicurezza nelle proprie possibilita’ e goliardia becera. Passa, netta, la sensazione che Roth si sia divertito, e non poco, nel girare la mattanza; piace rivedere Tarantino ad ogni angolo, in ogni battutaccia scorretta, in ogni macchietta. La trama e’ presto detta: cane malato di virus letal-schifoso contagia boscaiolo che contagia ragazzotti bellocci in teen-vacanza nello chalet di montagna. I “protagonisti” sono i classici protagonisti da teen-horror sfigato, li guardi un secondo ad inizio film e gia’sai che non se ne salvera’ mezzo. I “colpi di scena” sono tutti “telefonati”, noi palatoni fini dell’orrido abbiamo studiato, siamo preparati, ce l’aspettiamo. Quello che non ti aspetti sono i comprimari, le comparse, lo sceriffo del villaggio, Eli Roth che fuma erba, la banda di storditi della merceria…loro, tutti, sono la vera anima del film…nei dialoghi idioti, nella caratterizzazione sopraffina, nelle personalita’ al limite della demenza, nei ricercati paradossi. Cabin e’ gustosissimo, pacchiano e divertente, dolcemente tarantiniano con un pizzico di nonsoche’ in piu’. Da ri-scoprire.