Cabiria, Maciste, Bartolomeo Pagano

Creato il 03 ottobre 2010 da Mcnab75

Breve articolo dal vago sapore retrò per ricordare una figura che, pur avendo fatto la storia del cinema italiano, oggi è praticamente sconosciuto. Tutti, o quasi, avrete sentito parlare di Maciste, figura leggendaria, protagonista di quasi cinquanta film di genere peplum a cavallo tra il 1914 e il 1965. Maciste fu una sorta di contraltare nazional-popolare a Ercole, che invece è un “vero” semidio del pantheon greco-romano.

Il primo film in assoluto dedicato al colosso buono fu Cabiria (1914), una pellicola che può essere considerata la capostipite dei kolossal pensati per riscuotere successo di pubblico e di critica. Il ruolo e il nome di Maciste furono inventati nientemeno che da Gabriele D'Annunzio, che si occupò della sceneggiatura del film per nome e per conto del regista Giovanni Pastrone.



 

Per il ruolo dell'erculeo gigante fu ingaggiato uno scaricatore di porto genovese, Bartolomeo Pagano, al suo esordio assoluto nel magico mondo del cinema. Pagano, benedetto da Madre Natura da un fisico possente, venne così investito di una fama immediata e inattesa che, a quanto pare, non cambiò comunque il suo spirito semplice e buono, sempre attento com'era a comportarsi cavallerescamente coi più deboli.

Il gossip esisteva già allora, e qualcuno tentò comunque di tacciarlo come uomo violento e dedito ai bagordi, dicerie che, come troppo spesso accade, vennero smentite definitivamente solo dopo la sua morte, nel 1947, quando si scoprì che buona parte dei guadagni ricavati nelle sue oltre trenta interpretazioni di Maciste erano stati impiegati per comprare una villa alla sua famiglia, di cui curava personalmente l'orto.

La verità era piuttosto un'altra: Bartolomeo, nonostante la mole e i muscoli, soffriva di una forma grave di diabete, che lo costringeva a una dieta rigida e controllata. Non solo, era anche perseguitato dal sonnambulismo fin dalla giovane età, disturbo che l'aveva anche portato a una rovinosa caduta dal terrazzo della casa paterna. Esperienza di cui conservava il ricordo indelebile: una brutta cicatrice in testa, nascosta sotto la fitta capigliatura. Proprio per il sonnambulismo venne scartato dalla visita di leva del 1915, così evitò suo malgrado di partecipare alla Grande Guerra.

Il ricordo, troppo debole, che si conserva ora riguardo Bartolomeo Pagano è quello di un attore capace e meticoloso, cercato anche da Hollywood alla non più tenera età di 57 anni. Un nome che, seppur sconosciuto ai più, rimane inciso nel libro sull'epoca d'oro del cinema italiano.



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