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Cacao africano /Sinonimo di profitto e schiavitù con pochissime eccezioni

Creato il 29 luglio 2014 da Marianna06

 

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Ha raggiunto il suo livello più alto degli ultimi tre anni sui mercati internazionali il prezzo del cacao, venduto 2000 sterline la tonnellata alla Borsa di Londra e 3234 dollari a New York.

In aumento costante dal 2011, il prezzo della materia prima ha registrato un’ulteriore crescita del 15% nella capitale britannica e del 18% sul mercato newyorkese dall’inizio dell’anno, dopo un balzo del 25% nel 2013.

Valori verso l’alto attribuiti da esperti del settore a una domanda in costante aumento, mentre l’offerta non è variata con lo stesso andamento.

Ma alla base della rivalutazione del prezzo del cacao c’è anche il crescente interesse degli speculatori internazionali.

Una tendenza che potrebbe, però, subire qualche rallentamento: a fermare il rincaro l’ottimo raccolto di quest’anno nei paesi dell’Africa occidentale (Costa d’Avorio-Nigeria-Ghana), principale regione di produzione.

Resta da chiedersi chi e dove si consuma tutto il cioccolato che si produce con il  meraviglioso cacao africano, le cosiddette fave,quelle che spezzano la schiena a chi  coltiva e raccoglie per una paga miserabile, sotto il sole sferzante e nelle piantagioni, che sono poi, come ben sappiamo, appannaggio delle note avide multinazionali?

E non dimentichiamo ancora gli oltre 200mila bambini che, solo in Costa d’Avorio, rubati all'infanzia, sono impiegati in condizione di semi-schiavitù a svolgere questo lavoro assieme agli adulti.

E ciò in quanto essi sono una manodopera,quella che costa al proprietario ancora meno.Com'è nella logica degli affari.

Degli affari redditizi.S'intende.

 

        a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 


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