Ogni videocamera o macchina fotografica lascia la sua impronta digitale su filmati e foto realizzati, così come avviene per i proiettili sparati dalla stessa arma. La tracciabilità delle immagini può aiutare le polizie di tutto il mondo a scovare i pedofili. In Italia, a quanto pare, si è a buon punto.
Oggi il capo della Polizia di Stato per le comunicazioni, Antonio Apruzzese, ha rivelato che sono al lavoro gruppi di studio creati in collaborazione con le università, per arrivare all’individuazione delle macchine con cui sono stati girati video e scattate foto che vedono vittime i minorenni.
Il capo dei detective tecnologici della Polizia ha fatto sapere che - su cinquemila scatti pedopornografici esaminati – circa il novanta per cento era stato realizzato con la stessa macchina fotografica.