Oggi Jane ha però bisogno che tutte e tutti coloro che grazie al suo lavoro hanno potuto rifiutare la vaccinazione di massa le diano una mano. Perché Jane in questi giorni ha subito un processo (sul quale parleremo a brevissimo…) proprio per il suo lavoro. L’accusa? Quella di vedere complotti ovunque ed aver dilapidato il patrimonio di famiglia.
Se del secondo aspetto – qualora corrispondente a verità – non me ne può importare minimamente, quel che mi interessa è che una giornalista alla quale da tutti sono riconosciuti meriti di professionalità e bravura possa essere considerata una pazza. Qualcun@, magari qualcun@ dalla memoria intermittente, che oggi è magari preso più dalla bagarre dell’appartamento di Fini che non da notizie davvero importanti (come potrebbe, se in questo paese queste ultime non sono più pervenute da anni?), potrebbe anche sostenere che sono i famosi “rischi del mestiere”, ma considerando che in Italia ora va di moda denunciare “il bavaglio dell’informazione” (sarei peraltro curioso di sapere quanti quotidiani e riviste nostrane hanno parlato di questa faccenda, considerando anche che in vacanza non ho disponibilità di quotidiani come necessiterei…) questo deve essere fatto in tutti i casi sia necessario e non solo quando bisogna difendere qualche giustizialista nostrano o qualche pseudo-cento di potere mediatico che si spaccia per “voce della sinistra” inventandosi notizie per riempire gli inserti pubblicitari…
Il “teorema accusatorio” si baserebbe su di una mail (autrice tale “Christina Braun”), mail che sembra essere la classica pistola fumante che proverebbe la follia della giornalista.
Perché oltre alla mail l’accusa si starebbe prodigando in una veloce nomina di un tutore legale (legando tale necessità all’affaire eredità che abbiamo visto prima). Insomma: ci mancano solo quelli col camice bianco ed il quadro può dirsi completo!
Tra l’altro a “discolpa”, perché fare controinformazione seria – non come molti pennivendoli nostrani che non fanno altro che narrare la fedina penale di questo o quello – ricade ormai sotto la fattispecie delle colpe, esiste una non certo scarna quantità di materiale prodotto dalla giornalista (utilizzato naturalmente per la realizzazione dei suoi servizi) e qualcosa come 220 deputati del Parlamento Europeo (su un totale di 736) che hanno chiesto in quella sede un’indagine per appurare la verità sull’influenza suina. Indagine che – guarda caso – è stata bloccata fin dalle prime battute. Per ora, comunque, il giudice Hannes Wige ha rinviato la sentenza di un mese (tempo necessario – a suo dire – per studiare le carte della difesa).
Credevo che le operazioni “false flag” fossero fatte esclusivamente nei confronti di stati o enti (nazionali o sovranazionali che fossero…). La caccia alle streghe, comunque, è iniziata. Tra un mese circa sapremo se ci toccherà rivedere i roghi in piazza…