Caccia grossa al meteorite

Creato il 02 luglio 2014 da Media Inaf

È originario di Kuusamo l’insegnante di fisica e astronomo per diletto Asko Aikkila, autore di questa immagine del meteorite incandescente caduto sul confine fra Russia e Finlandia lo scorso aprile. Crediti: Asko Aikkila.

E chi chiamerai? Se siete a caccia di meteoriti non è degli acchiappafantasmi che avete bisogno. Possono però tornarvi utili i ricercatori dell’Ursa Finnish Fireball Network: non sono passati che un paio di mesi dalla notte del 19 aprile, quando un’affascinante palla infuocata ha attraversato il cielo sul confine fra Russia e Finlandia, ed ecco questi veri e propri ‘cacciatori di meteoriti’ hanno già recuperato un prezioso bottino extraterrestre.

Hanno perlustrato quella che è stata individuata come zona d’impatto e ci sono riusciti. Esko Lyytinen, Jarmo Moilanen e Steinar Midtskogen del Finnish Fireball Network – così si chiama la rete di videocamere disseminate sul territorio scandinavo e che ha permesso di ricostruire la traiettoria seguita dal meteorite sotto i cieli polari – hanno analizzato fotografie, videoriprese amatoriali e dichiarazioni di testimoni oculari, delimitando l’area geografica dove era più probabile che la sfera di fuoco avesse concluso il suo viaggio iniziato nello spazio profondo.

La massa iniziale del meteoroide è stata stimata sulla mezza tonnellata. La gran parte del sasso spaziale è andata in frantumi a contatto con l’atmosfera terrestre sbriciolandosi in innocuo pietrisco. Un team internazionale di scienziati, che non comprende solo finlandesi e russi ma anche scienziati della Repubblica Ceca, ha messo in piedi una spedizione di ricerca e in meno di una settimana, in mezzo al nevischio di fine maggio (prima che il verde potesse nascondere il nudo terreno alla vista di chiunque), hanno individuato un primo frammento di meteorite: un sassolino da 120 grammi rinvenuto da Nikolai Kruglikov, della Ural Federal University russa, in mezzo al selciato di una mulattiera.

L’equipaggio lavorava a ritmi di 10 ore al giorno, quando Kruglikov ha fermato la macchina per verificare una roccia sospetta: “Improvvisamente si è messo a ballare e urlare”, spiega Tomas Kohout dell’Università di Helsinki. “Sul momento non riuscivamo a credere a una vera scoperta, poi abbiamo controllato la composizione della roccia e la pietra presentava tutte le tipiche caratteristiche di un passaggio in atmosfera ad altissime velocità”.

Il giorno dopo è saltato fuori un secondo masso: 48 grammi. L’equipaggio ha battezzato i nuovi arrivati con il nome del fiume nei pressi del quale sono stati rinvenuti: Annama, un corso d’acqua che passa a una sessantina di chilometri a ovest di Murmansk, porto di mare sulla baia della Kola sul Mare di Barents. La Czech Geological Survey ha catalogato le rocce spaziali come condriti ordinarieil tipo più comune di meteoriti che cadono sul nostro Pianeta e in cui rientra anche il caso di Chelyabinsk del 2013.

Per Maria Gritsevich del Finnish Geodetic Institute: “Sapere da dove il meteorite provenga potrebbe aiutarci a capire meglio la formazione e l’evoluzione del Sistema Solare”.

Fonte: Media INAF | Scritto da Davide Coero Borga


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