Elena Ferrante, L'amica geniale, edizioni e/o
Café au lait: letture alternative, libri da paesi lontani, editoria indipendente, bibliodiversità, digitale e in generale tutto quello che ti fa dire olè! Questa rubrica mi pareva necessaria e mi mette allegria, spero piacerà anche a chi legge :) Per inaugurarla mi riferisco a un episodio accaduto un annetto fa. Ho ricevuto un invito dal
Circolo dei Lettori di Torino a partecipare a una serata intitolata
#lamiaFerrante. In questi giorni mi torna in mente perché della Ferrante, eterno argomento editoriale, si è parlato più del solito in rete in riferimento a un articolo uscito su
La lettura del
Corriere della Sera nel quale Marco Santagata suppone di aver scoperto forse la vera identità della misteriosa scrittrice, che corrisponderebbe al nome della professoressa Marcella Marmo, la quale però ha subito smentito. Alla rivendicazione di identità seguita su
Facebook da parte, sembrerebbe, della figlia della professoressa naturalmente nessuno ha creduto. Personalmente, faccio un'ammissione: se non avessi ricevuto quell'invito, forse non avrei nemmeno letto la Ferrante. Ero rimasta traumatizzata dal film basato su
I giorni dell'abbandono, girato a Torino. Lo avevo trovato angosciante, oggi si definirebbe un film #maiunagioia. Invece per curiosità ho cominciato a leggere la Ferrante. Le modalità della lettura de
L'amica geniale sono state per me molto piacevoli, in un'atmosfera casalinga che ha senz'altro influito positivamente. In effetti, si può ben capire perché la quadrilogia abbia coinvolto così tanti lettori: il romanzo acchiappa, come un feuilleton d'altri tempi. La storia delle due amiche Lila ed Elena tocca corde profondissime, viscerali e al contempo lo scavo psicologico è raffinato. C'è violenza però a ogni pagina, violenza morale e fisica. Violenza senza appello, dove il candore e l'innocenza delle due ragazze già subito sembra corrompersi, eppure colpisce al cuore come ci provino disperatamente, a restare umane. Scatta un'identificazione inevitabile nella voglia di riscatto, nella voglia di far trionfare i valori, il sapere, la bellezza sulla miseria, sull'aggressività del rione napoletano in cui è ambientato il primo capitolo della quadrilogia stessa, che è l'unico che ho letto per il momento. Ho deciso di inaugurare questa rubrica con questo romanzo per chiudere un cerchio che mi ha coinvolta da vicino, a partire da quella sera di un anno fa in cui ho letto e ascoltato leggere i brani di un'autrice dalla scrittura cristallina e perfetta nel dolore come nel fulgore. "Separai senza sforzo le mie parole da me" dice a un certo punto la voce narrante, che è la protagonista Elena Greco, forse alter ego della Ferrante che a sua volta è alter ego di non si sa chi, e chissà se mai si saprà. Beh a me sembra il fulcro di tutta la faccenda. Una sorta di eterna separazione da sé, che la trama - tramite l'ago affilato del linguaggio - ricuce pagina dopo pagina con la pazienza e la lentezza che solo l'amore (in questo caso per la narrazione) sa donare agli esseri umani.
Questa sono io alla serata #lamiaFerrante